Seguendo via Mormorata, su cui si affaccia la mole razionalista dell’Ufficio Postale, si costeggia il Testaccio. Il nome del quartiere deriva dal latino “textae”, cioè i frammenti delle anfore che per secoli (tra il 140 a.C. e il 251 d.C.) furono scaricate nel porto sul Tevere e che, una volta inutilizzate, venivano gettate alle spalle dello scalo, dando origine a una vera e propria collina: monte Testaccio. La zona mercantile sul fiume rimase importante fino alla prima parte del ‘900. A partire dal 1837 qui nacque il moderno quartiere di edilizia operaia e popolare, divenuto uno dei centri dell’identità romana. Lasciata via Mormorata, si segue sulla sinistra via Aldo Manuzio per giungere in piazza Testaccio, cuore del quartiere e sede per decenni di uno dei più affollati e apprezzati mercati cittadini, trasferito dal 2010 nella vicina via Galvani (raggiungibile prendendo a sinistra via Mastro Giorgio), che porta al Tevere e all’ex Mattatoio, oggi sede del MACRO – Museo d’Arte contemporanea di Roma. La stretta e curva via Monte Testaccio (meta notturna grazie ai suoi numerosi locali) si snoda ai piedi del piccolo colle e raggiunge via Zabaglia in corrispondenza di un solitario cimitero di guerra. Più avanti, lungo la via Caio Cestio, si apre l’ingresso del cimitero acattolico, istituito verso il 1738 e meta ambita da viaggiatori e artisti di età romantica, tra cui Keats, Shelly, Goethe, Gadda e Gramsci. Seguendo via Zabaglia e attraversato l’arco nelle Mura Aureliane, si raggiunge la via Ostiense.