Il corso rievoca nel nome il vittorioso esito delle Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848), la ribellione popolare che costrinse alla ritirata i ventimila uomini della guarnigione austro-ungarica comandata dal feldmaresciallo Radetzky. All’incrocio con via Francesco Sforza, spicca palazzo Sormani-Adreani, sede della Biblioteca Sormani, un edificio seicentesco, con facciata del 1736 su progetto di Francesco Croce, dal 1956 sede centrale delle biblioteche comunali. Discendendo il corso, oltre la chiesa di S. Pietro in Gessate e il palazzo di Giustizia, spicca al n. 43 la fronte rientrante in mattoni del palazzo della Camera confederale del Lavoro, originariamente costruito nel 1932 come sede dei Sindacati fascisti dell’industria. Il corso termina in piazza Cinque Giornate, luogo della vecchia porta Tosa, da cui nei moti del 1848 furono scacciati gli austriaci. Dal 1895 un monumento alle Cinque Giornate, capolavoro del luminismo antiaccademico di Giuseppe Grandi, con obelisco avvolto da figure allegoriche, commemora quegli eventi.