Sono tradizionalmente considerati la quintessenza della "napoletanità", luogo dove si manifesta l'immagine più consumata della città, con la cordialità più estroversa, i panni stesi, la vita in strada e i "bassi", povere abitazioni di uno o due vani a piano terra, con una sola luce sulla strada, dove vivono intere famiglie. La zona, che è consigliato visitare solo di giorno e senza portare con se oggetti di valore, venne edificata alle pendici della collina di S. Martino alla fine del XVI secolo per accogliere le truppe spagnole. Affacciano sul lato sinistro di via Toledo gli edifici realizzati per i militari per volere del viceré Pedro de Toledo. Il quartiere è noto anche come Montecalvario, dal complesso monumentale formato dalla chiesa di S. Maria Mercede a Montecalvario, fondata nel 1560 e importante perché custodisce al suo interno, oltre a dipinti cinquecenteschi, il trittico di Giovanni de Mio, e dalla chiesa della Concezione a Montecalvario di Domenico Antonio Vaccaro (1714-24). Nei negozietti e laboratori artigiani che si affacciano sui vicoli si lavorano borse, cinture, scarpe, ma è facile anche vedere dei locali trasformati in ristoranti etnici o trattorie dove si possono gustare specialità napoletane in ambienti molto semplici, ma puliti. Nonostante gli interventi di riqualificazione che l'amministrazione comunale ha attuato nel quartiere, come il palazzetto Urban, centro polifunzionale dedicato alla cultura e al recupero sociale, e alla presenza del Teatro Nuovo e della Galleria Toledo, impegnata nella ricerca sperimentale per il teatro e il cinema d'autore, la vita in questa zona rimane problematica.