Nonostante gli interventi quattro-cinquecenteschi, l'imponente chiesa rimane una delle più alte e solenni espressioni del romanico pugliese, celebre soprattutto per lo straordinario mosaico che pavimenta l'interno. Iniziata intorno al 1080 e consacrata al culto nel 1088, ha una semplice facciata a doppio spiovente, ornata da un rosone gotico con influssi arabeggianti a 16 raggi (fine del XV secolo) e da un portale barocco (1674), che reca al centro lo stemma dell'arcivescovo che lo commissionò. È invece rinascimentale il portale sul fianco sinistro, che reca sull'architrave il volto di Cristo Pantocratore e sugli stipiti bassorilievi raffiguranti abati e prelati salentini.<br>L’edificio è a pianta basilicale, diviso in tre navate da 14 colonne in granito con capitelli anamorfi, tranne uno riccamente figurato.<br>Concepito come un'immensa 'preghiera', sorta di enciclopedia per immagini del sapere medievale, il grande mosaico pavimentale che copre per buona parte il pavimento venne realizzato tra il 1163 e il 1165.<br>Realizzata con milioni di tessere policrome di duro calcare, la straordinaria composizione fonde elementi bizantini, greci e normanni in un'unica, grande 'omelia figurata', dove motivi biblici e allegorie,<br>immagini mitologiche e simboli zodiacali formano un percorso religioso e culturale di cui sono state avanzate diverse interpretazioni.<br>Anche se il mosaico pavimentai e rappresenta l'interesse maggiore nella visita della Cattedrale, che nella navata centrale ha un soffitto a cassettoni intagliati e dipinti del 1698, non si dimentichino però le altre opere custodite nell’interno. Nella navata destra si segnalano, vicino all'ingresso, il monumento funebre dell'arcivescovo Serofino da Squillace del 1514 e un affresco cinquecentesco raffigurante S. Antonio abate. Le quattro colonne in pietra scolpita addossate alla parete della navata, in corrispondenza dell'accesso alla cripta, sono ciò che resta dell'altare dei Martiri, costruito da Gabriele Riccardi nel 1524 per l'omonima cappella.<br>Presso l'ultima colonna della stessa navata si riconosce un affresco tardo romanico, raffigurante la Madonna col Bambino.<br>A destra del presbiterio si apre l'ottagonale cappella dei Martiri, rinnovata nel 1711, che custodisce in sette teche murali le reliquie superstiti dei martiri idruntini.<br>Nel presbiterio, delimitato da due ampi arcani ribassati, spicca l'altare maggiore, con un paliotto in argento del XVIII secolo, mentre nella navata sinistra, sulla parete vicina al settecentesco fonte battesimale, è un affresco del tardo '500 raffigurante la Pentecoste.<br>Dalle navate laterali si accede alla vasta cripta, con cinque navate, tre absidi e una selva di 42 colonne, formate da marmi diversi (porfido, granito, cipollino) e con capitelli variatissimi, alcuni dei quali risalenti al VI secolo. Oltre a un paliotto d'altare formato da due frammenti di antichi plutei, si notino i resti di affreschi bizantineggianti, in particolare la Madonna col Bambino nell'abside mediana (risale alla seconda metà del XVI secolo), un coevo S. Francesco d'Assisi e un Presepe tardo-cinquecentesco.