Il 9 ottobre del 1963 la diga del Vajont, costruita alla fine degli anni Cinquanta per lo sfruttamento idroelettrico dell’omonimo bacino, fu scavalcata da una gigantesca ondata provocata dalla frana del monte Toc nel lago, che precipitò su Longarone, nella valle sottostante, uccidendo oltre 2000 persone. Fu una sorta di catastrofe annunciata perché la comunità locale e alcune inchieste giornalistiche, avevano da tempo denunciato i rischi ambientali nella costruzione di quell’impianto. Il monte Toc, infatti, per la sua conformazione geologica, era soggetto a frequenti frane. Oggi i segni di quella grande tragedia sono ancora vivi, incisi nel paesaggio. La diga, tra le più imponenti d’Europa, e ancora intatta, non trattiene l’acqua dell’invaso, ma la gigantesca massa franata dalla montagna. Nel silenzio un po’ spettrale del posto si possono ancora sentire di tanto in tanto i ciottoli rotolare dal pendio.<br>Per tenere viva la memoria dell’evento è stato allestito un Sentiero che tocca i principali luoghi della tragedia: è possibile visitarlo accompagnati da una guida o, per chi ha un cellulare con bluetooth, usufruendo di una audio-guida a distanza.