La Piccola casa della Divina Provvidenza è meglio nota come Cottolengo, dal nome del suo fondatore S. Giuseppe Benedetto Cottolengo. È un vasto complesso di ospedali, scuole e ricoveri per l'assistenza di anziani, malati, minori, tossicodipendenti e in genere poveri senza fissa dimora. Una vera e propria cittadella della pietà e della carità, retta da quasi due secoli esclusivamente dalla determinazione e dalla generosità di religiosi e volontari e dalle elargizioni di benefattori. La casa-madre di Torino ha dato vita a centinaia di succursali in Italia e nel mondo. È un luogo di dolore e sofferenza da cui, tuttavia, sembrano nascere in­sopprimibili sentimenti d'amore, forse la chiave della più profonda ragione del suo essere. Italo Calvino, che tra le mura del Cottolengo ambientava il suo racconto La giornata di uno scrutatore, attraverso i pensieri del protagonista (membro di un seggio elettorale installato, per le elezioni del 1953, nella casa di assistenza) si chiedeva, 'scrutando' quell'altro mondo che gli si apriva davanti: “Da che punto in poi un essere è un essere... un essere umano è umano”. E finiva per rispondersi, di fronte alla letizia con la quale le suore accudivano i malati e i deformi, che “l'umano arriva dove arriva l'amore; e non ha altri confini se non quelli che gli diamo”.