Nel vivace borgo di Sanluri, di carattere e funzioni urbane, si nota subito la sagoma quadrata, dominata da quattro torrette merlate, dell’unico castello medievale sardo non in rovina ma, al contrario, abitato e curato con attenti restauri. Conosciuto come castello di Eleonora d’Arborèa, giudicessa dal 1383 al 1404, fu in realtà costruito nel XIII secolo e completamente ristrutturato dagli aragonesi attorno alla metà del XIV; gli stessi aragonesi che, con la battaglia di Sanluri del 30 giugno 1409 (Sa Battalla de Seddori), avrebbero posto fine al giudicato d’Arborèa e a quel che restava dell’indipendenza sarda. Oggi il castello, di proprietà dei conti Villa Santa, è sede del Museo risorgimentale «Emanuele Filiberto Duca d’Aosta», con cimeli, armi e bandiere del Risorgimento in gran parte provenienti dalla reggia napoletana di Capodimonte, dove erano raccolti sino al 1927. Alcune sale sono dedicate anche alla storia d’Italia nelle due guerre mondiali. Al primo piano un’interessante raccolta di ceroplastiche. Meritano una visita anche il Museo etnografico dei Padri Cappuccini, annesso al seicentesco complesso conventuale, e la barocca parrocchiale di Nostra Signora delle Grazie, già gotico-aragonese ma rifatta tra 1781 e 1786 da Carlo Maino e Antonio Ignazio Carta su evidenti modelli piemontesi; custodisce un polittico tardocinquecentesco dipinto a tempera su tavola e un Crocifisso ligneo del ’500 di scuola catalana.