È un edificio romanico che presenta il carattere delle coeve basiliche romane, ma anche elementi di origine lombarda. È interessante, oltre che per la sua struttura, per gli affreschi* che lo rivestono. Fondata tra il sec. VIII e il IX su un cenobio del VI sec., venne ricostruita forse all'inizio del sec. XI e restaurata nel secolo scorso; una tradizione millenaria, non suffragata da documenti, afferma che qui sorgeva un delubro dedicato a Pico Marzio e che le rupi attorno erano sacre a Falacro, dio etrusco delle rocce; nelle grotte vicine si raccolsero numerosi anacoreti che, abbracciata la regola di S. Benedetto, eressero poi la costruzione primitiva. La semplice facciata della chiesa è adorna di tre portali, di cui il destro ha una bella decorazione nell'arco della lunetta e il sinistro ha l'arco formato con frammenti di plutei, tutti della prima costruzione.Semplice e mistico l’Interno*, a tre navate divise da colonne monolitiche con ricchi capitelli provenienti da edifici antichi e resti del pavimento cosmatesco. In fondo alla navata mediana, *pergamo appartenente alla prima costruzione, con lastre ornate da bassorilievi ornamentali; l'altar maggiore, decorato da una croce cosmatesca, è sormontato da un elegante ciborio retto da quattro colonne unite da architravi su cui corre un motivo di basse colonnine sormontate da una copertura a doppio spiovente. L'abside e i transetti sono decorati da un ciclo di *affreschi (nell'abside, Vergine e Martiri, 12 agnelli con l'Agnello divino e, nel catino, Cristo redentore e santi; nei transetti, Episodi dell'Apocalisse, Morte e funerali dell'Abate Anastasio e di altri monaci) di ispirazione bizantina, firmati dai fratelli Giovanni e Stefano e dal nipote Nicola (fine sec. XI e principio XII). Nella navata sinistra, lesene, plutei, transenne, alcuni sarcofagi di età imperiale romana, frammenti di epigrafi. Una scala scende, dalla navata destra, alla piccola cripta, con le tombe dei santi Anastasio e Nonnoso.