Il blocco del palazzo Doria Pamphilj ingloba, in angolo con via Lata, la chiesa, fondata alla fine del sec. VII su strutture romane e restaurata da Cosimo Fanzago per l'Anno Santo 1650. A Pietro da Cortona si deve la facciata (1658-62), di sapiente gradazione chiaroscurale dalle estremità verso il centro: due ordini corinzi di uguale ampiezza si aprono, caso unico nelle chiese del '600 romano, nel portico e nella sovrastante loggia con serliana inserita nel timpano triangolare. L'elegantissimo campanile, ben armonizzato con l'architettura cortonesca, risale al secolo precedente e fu realizzato da Martino Longhi il Vecchio, nel 1580. L'interno, riccamente decorato con marmi, stucchi e pitture dagli interventi seicenteschi, conserva le tre navate divise da 12 colonne, in origine di cipollino ma rivestite dal Fanzago con diaspro di Sicilia; le navate laterali, ognuna con due altari e con volta a crociera, terminano con le cappelle che fiancheggiano l'abside; il soffitto ligneo a riquadri dipinti è stato restaurato da Pio IX nel 1863. Da notare sull’altare maggiore, attribuito a Gian Lorenzo Bernini (1636-43), la preziosa Madonna Advocata, tavola dei sec. XII-XIII, già ascritta a S. Luca; il coro ligneo è del 1628. Gli ambienti sotterranei, cui si scende dalla porta a sinistra dell'atrio, constano di sei vani quadrilateri con volte a botte disposti su due file e ricavati in età adrianea e nel sec. III, suddividendo con muri in laterizio parte di un monumentale portico (sec. I). Nel 1658-61 il da Cortona recuperò cinque ambienti, che furono decorati e resi accessibili; gli scavi, condotti nel ‘900, hanno in parte sacrificato la sistemazione del da Cortona.