Le sue origini risalgono alla fine del sec. XII. Fu manomessa nel '500 e restaurata in parte nel 1928 e successivamente alla fine degli anni '70 del Novecento. Ricerche condotte nel 1950 permisero la lettura della complicata iconografia della parte presbiteriale della chiesa, che si riallaccia a quella di Fonte Laurato. È a unica navata lunga, con transetto molto sporgente le cui testate, piane, sono coperte da volte a crociera e comunicano con vani quadrangolari, affiancati al capocroce centrale, anch'esso quadrato. In origine erano sormontate da ambienti aperti verso l'interno, forse in funzione di cori superiori. La struttura della chiesa, alterata da aggiunte, fu rimessa in luce nei restauri condotti dal 1921 al '31: il tipo risultò per alcuni elementi lontano da quello delle costruzioni cistercensi e per altri simile alle forme adoperate più tardi dai questuanti. L'ideale monastico florense, più rigido del cistercense, portò ad alcune innovazioni: l'isolamento delle cappelle laterali e la presenza di una cripta. Il gruppo di tre finestre quadrilobate coronanti quella centrale esalobata è stato ritenuto da qualche studioso espressione di una delle visioni di luce del beato Gioacchino; il Martelli sottolinea invece la perfetta somiglianza della composizione con quella della chiesa cistercense di Silvanes, presso Lodève, nell'Aveyron, per l'identico, bellissimo motivo delle sette aperture di luce nel capocroce centrale. Nella facciata si apre un grandioso e pregevole portale, datato al 1220, recante tracce di un incendio del 1799, con capitelli decorati a palmette e archivolti ornati di foglie di quercia; sopra è un grande oculo senza colonnine. Girando a sin. della chiesa si vedono i contrafforti del transetto sin., poi il presbiterio quadrangolare fiancheggiato da due cappelle, con tre monofore ogivali sormontate da una grande rosa esalobata circondata da tre oculi minori. L'interno è decorato con una cordonatura che gira lungo le pareti; vi si trovano: un coro ligneo del 1685; una buona statua lignea di S. Giovanni Battista in un fastoso altare e cornice settecentesca di Giovan Battista Altomare di Rogliano. In locali attigui sono custodite 4 tele di Cristoforo Santanna (sec. XVIII). La severa cripta, del sec. XIII, è stata restaurata nel 1929. Si conservano avanzi del chiostro e delle celle.