La ricostruzione in forme neoclassiche dell’originario tempio duecentesco – i frati minori conventuali s’insediarono a Oristano intorno alla metà del XIII secolo – andato distrutto, si deve al cagliaritano Gaetano Cima che nel 1840 progettò un pronao ionico e un’aula a impianto centrale a cupola. Della chiesa originaria rimangono la porzione inferiore della facciata, in conci di vulcanite e calcare e alcune strutture murarie del convento adiacente, tra cui il portale del chiostro, al cui interno, come testimoniano le iscrizioni, avevano luogo le solenne adunanze giudicali. All’interno della chiesa spicca sull’altare di sinistra il Cristo crocifisso detto di Nicodemo, massima espressione della scultura lignea di ambiente catalano del XV secolo presente in Sardegna. Ma importante è anche la sagrestia, dove sono custoditi il pannello centrale di un grande retablo di Pietro Cavaro (1533), raffigurante S. Francesco che riceve le stimmate, e una pregevole statua marmorea trecentesca (forse S. Basilio Magno) di Nino Pisano (1368).