Delle due chiese affiancate, la maggiore è intitolata alla Vergine Maria, ed è conosciuta anche come S. Maria dei Miracoli. Ha davanti a sé un sobrio quadriportico, opera di Cesare Cesariano, che è tra i migliori esempi del primo ’500 architettonico in città. È una delle chiese più amate dai milanesi. Una tradizione che risale al ’500 vuole che ogni coppia di novelli sposi porti qui un mazzo di fiori nel giorno del matrimonio. S. Celso fu concepita nel 1493 da Gian Giacomo Dolcebuono, proseguita e sostanzialmente conclusa entro il 1506 da Cristoforo Solari e Giovanni Antonio Amadeo, e ampliata nei decenni successivi con la partecipazione di Cesare Cesariano, Vincenzo Seregni e Galeazzo Alessi. Dialoga con il quadriportico, con un richiamo di colonne e lesene, di nicchie e finestre, di statue e bassorilievi, la facciata a quattro ordini realizzata a partire dal 1572. All’interno, statue di Stoldo Lorenzi (Battista; Elia) e di Annibale Fontana (S. Giovanni Evangelista) si trovano ai pilastri che reggono il tamburo e la cupola. Opera di Fontana è la statua (Assunta, 1586) all’altare della Madonna. Nel presbiterio spicca il coro a tarsia, iniziato nel 1570 su disegno di Galeazzo Alessi. Di particolare rilievo sono anche una Sacra Famiglia e S. Girolamo di Paris Bordon; un Battesimo di Gesù di Gaudenzio Ferrari, e, nella seconda cappella della navata di sinistra, un affresco tardogotico che raffigura la Madonna tra i Ss. Nazaro e Celso. Nella prima cappella sinistra, si trova una notevole Vergine che adora il Bambino, firmata dal Bergognone.