Nata nel 1135 per volontà dello stesso Bernardo di Clairvaux – il santo fondatore dei Cistercensi – è una delle maggiori fra le abbazie italiane di questo ordine religioso. Chiaravalle fu soppressa negli anni napoleonici, e per molto tempo rimase in degrado; il complesso fu però restaurato tra ’800 e ’900, e di nuovo dopo la seconda guerra mondiale. I Cistercensi ne hanno ripreso possesso nel 1952. La chiesa fu costruita fra 1172 e 1221, e la sua architettura, per quanto ispirata alle severe norme dell’ordine, rivela un forte legame con la tradizione lombarda. La semplice severità dell’edificio romanico fa risaltare l’uso del mattone rosso cotto in contrasto con la pietra bianca. Più tarda e spiccatamente gotica è la torre nolare (conclusa nel 1340 forse da Francesco Pecorari), campanile inconfondibile nella sua forma a loggette digradanti. All’interno, dove le arcate a tutto sesto poggiano su bassi pilastri cilindrici, sono notevoli una Madonna col Bambino affrescata nel 1512 da Bernardino Luini (alla sommità del transetto destro), dipinti murali cinquecenteschi e seicenteschi dei Campi e dei Fiammenghini, e un coro barocco del 1645, intagliato da Carlo Garavaglia. A destra della chiesa si trovano resti del chiostro gotico duecentesco, e accanto la Sala capitolare con graffiti bramanteschi. Il minuscolo cimitero dei monaci è trecentesco. Lo stemma abbaziale rappresenta una cicogna. Allude alla bonifica di queste terre, che in origine erano acquitrinose. Dal 2009 la domenica è possibile visitare anche l’antico mulino, riattivato con finalità produttive e didattiche; in un piccolo spaccio si acquistano marmellate, vini, tisane, saponi e altre specialità prodotte dai monaci.