Non inganni la settecentesca facciata: è di origini ben più antiche il principale tempio cittadino, che risale probabilmente a una chiesa fondata da monaci bizantini. L’attuale edificio, che si raggiunge da piazza Salandra per via Duomo, fu eretto però in epoca normanna (1080), anche se continui e profondi interventi, dovuti soprattutto a frequenti terremoti, hanno modificato gran parte delle strutture originarie. Così appaiono evidenti, nell'interno, le ricostruzioni attuate in epoche diverse: romaniche sono le arcate a tutto sesto della navata destra, gotiche quelle a sesto acuto della navata sinistra e del presbiterio, ricostruite nella seconda metà del XIII secolo, mentre il coro e le due cappelle laterali furono aggiunti nel XIV secolo. Restauri attuati alla fine del XIX secolo hanno tolto alla chiesa la 'copertura' barocca, dovuta a un rifacimento del 1710-25, di cui rimane traccia nell'incongrua facciata. Affreschi votivi del secoli XIII-XV sono visibili alle pareti e sui pilastri: nei più antichi - un Cristo benedicente al secondo pilastro a destra e S. Nicola al secondo pilastro a sinistra - ancora si leggono chiari influssi bizantini. Tra le opere custodite nell'interno, una tela barocca con la Madonna del Carmine di Paolo De Matteis (primo altare a destra), un settecentesco Battesimo di Cristo di Leonardo Antonio Olivieri nella cappella del Battistero (prima a sinistra), e un veneratissimo Crocifisso nero in legno di cedro (terza cappella a sinistra): del XIII secolo, lo si farebbe invece risalire al V-VI secolo e la tradizione tramanda che avrebbe sanguinato quando i turchi tentarono di rubarlo. Meritano attenzione anche gli altari intagliati da Placido Buffelli (seconda cappella a sinistra e cappellone di S. Gregorio, in fondo alla navata destra), buon esempio di arte barocca.