Oltre alla bellezza del luogo e alla sua posizione strategica per la difesa della città, avevano influito sulla scelta del sito dove costruire la sua reggia suburbana, da parte di Carlo III di Borbone, le prime scoperte archeologiche di antichi reperti romani nelle vicine Ercolano e Pompei. Fu così che nacque l'idea di allestire in un'ala del palazzo di Portici, corrispondente alla residenza del Caramanico (di cui oggi resta solo l'antico cancello di ingresso), il Museo Herculanense, la prima raccolta sistematica dei tesori ritrovati. Le collezioni dell'istituzione, inaugurata ufficialmente nel 1758, comprendevano bronzi, marmi, pitture e mosaici ordinati secondo categorie (fatto insolito per l'epoca), oltre a un'originale raccolta di reperti di vita quotidiana. Per diverse vicende, non ultima la fuga del re a Palermo, in seguito allo scoppio della Rivoluzione Francese, le antichità furono poi trasferite nel Museo Archeologico di Napoli, dove si trovano tuttora, l’iniziativa di riaprire oggi, nel Palazzo Reale di Portici, il Museo Herculanense, nasce dalla volontà di restituire al palazzo la memoria dell'antico museo, delle vicende storiche e delle atmosfere culturali in cui si era formato. L'impossibilità di ricollocare sul posto le opere originali, bensì calchi, modelli e riproduzioni, ad eccezione della statua romana di Ero Borghese, trasformata in Flora dallo scultore barocco Giuseppe Canart nella metà del '700 e ora restaurata, è ricompensata dalle suggestioni offerte dalle tecnologie di un museo virtuale. Rivede così la luce, in una ricostruzione tridimensionale che ne ricostruisce anche apparati e macchine da scena, il teatro sepolto di Ercolano, mentre un repertorio di fotografie retroilluminate ricrea la ricchezza della originaria collezione privata del re.