Il museo è dedicato all’evoluzione dell’arte pisana e in particolare alla scultura medievale sviluppatasi nel secolare cantiere della piazza, documentata da capolavori rimossi nei secoli dai monumenti originari per ragioni di restauro e salvaguardia e qui infine riuniti.<br>Dal dodicesimo secolo fino ai primi del ’600 l’edificio fu adibito a residenza dei canonici del Duomo, poi divenne seminario diocesano per volere del vescovo Carlo Antonio Dal Pozzo (a lui si deve l’attuale prospetto di impronta fiorentina), e infine nel 1979 è stato restaurato dall’Opera primaziale e destinato a sede museale.<br>Al piano terreno è riproposta la storia del complesso monumentale (modelli, epigrafi e calchi), ma soprattutto sono esposti gli originali delle sculture un tempo a decoro del Duomo e del Battistero. La prima arte pisana influenzata dallo stile islamico, bizantino e classico è testimoniata nelle tarsie, nei bassorilievi e nei capitelli già sulla facciata della Cattedrale, dai resti dell’arredo originario del presbiterio e dai reperti islamici, forse giunti come bottino di guerra (il capitello di Fatah del decimo secolo e lo splendido grifo bronzeo del dodicesimo secolo).<br>Nell’ampio corridoio affacciato al chiostro e nella sala angolare, ancora decorata dai primitivi affreschi, sono esposte le sculture di Nicola e Giovanni Pisano già sul coronamento del Battistero, insieme ai gruppi scultorei (di Giovanni) delle lunette dei portali di questo e della Cattedrale. Dalla Cattedrale provengono anche i sepolcri vescovili scolpiti da Nino Pisano e da Andrea Guardi e, capolavori di Tino di Camaino, le imponenti sculture (l’Imperatore e i suoi consiglieri) del sepolcro dell’imperatore Arrigo VII e l’ancona in marmo dipinto già all’altare di San Ranieri.<br>Nel museo trovano anche posto il Tesoro del Duomo, con argenti e paramenti sacri, il Crocifisso d’Elci, una Madonna in avorio di Giovanni Pisano, una serie di Exultet in pergamena riccamente miniati (dodicesimo secolo), corali trecenteschi, dipinti e sculture dal ’400 al ’700, e incisioni acquerellate di Carlo Lasinio che riproducono gli affreschi del Camposanto e le antichità egizie, etrusche e romane da lui raccolte nella galleria del cimitero.<br>Alle spalle del museo emerge il palazzo dell’Arcivescovado, realizzato nel ’400 secondo i canoni del rinascimento fiorentino, e in seguito rimaneggiato.