Villa Sartorio è l’edificio più prestigioso della zona: edificata a fine Settecento su impostazione palladiana, fu portata a linee neoclassiche nel 1838 da Nicolò Pertsch, figlio ed erede di Matteo. Appartenne a una famiglia che fu tra le protagoniste dello sviluppo economico di Trieste, finché l’ultima erede, la baronessa Anna Segre Sartorio, la lasciò in dono nel 1947 al Comune. Da allora è stata convertita a museo, senza dubbio uno dei più importanti della città: vi sono esposti gli arredi originali della dimora, le collezioni dei donatori e i lasciti successivi e altre opere venute in possesso del Comune. I lavori di restauro hanno riportato alla luce affreschi parietali di gusto neoclassico in varie sale e fatto riaffiorare i resti di una domus romana con pavimento musivo sotto il pavimento del sotterraneo.<br>Il museo, nel suo vasto patrimonio di circa 13.000 pezzi, vanta due ‘gioielli’: il trittico di S. Chiara, preziosa ancona lignea del 1328 attribuita a Paolo e Marco Veneziano, con episodi della vita di Cristo, della Vergine, S. Chiara, S. Francesco, immagini di martiri triestini e santi; e la serie di 254 disegni di Giambattista Tiepolo, una delle piu rilevanti al mondo, proposti a rotazione in due sale climatizzate.<br>Di notevole rilievo anche la raccolta di maioliche e ceramiche di varie scuole italiane, tra le quali quella che è probabilmente l’unica collezione di manifatture triestine attive tra Sette e Ottocento.