L’isolato delimitato da piazza Venezia e dalle vie Diaz, Cadorna e S. Giorgio è occupato dal vasto complesso edilizio del museo. Sul lato della piazza di affaccia il palazzo costruito tra il 1852 e il 1858 dal berlinese Friedrich Hitzig per conto del barone Pasquale Revoltella.<br>L’attuale struttura espositiva è il risultato dell’intervento dell’architetto Carlo Scarpa, che nel 1963 ebbe l’incarico di inglobare in un’unica struttura il palazzo del barone e i due edifici vicini, casa Brunner e palazzina Basevi, in modo da creare una vasta area dedicata alla presentazione delle collezioni e alle mostre temporanee. Scarpa ha creato un contenitore centrale su più livelli con una continua variazione degli spazi e ‘inventato’ un ultimo piano collegato, tramite passerelle, con le terrazze della parte nuova e di quella storica.<br>Nell’atrio d’ingresso, aperto su quattro piani, spicca un’installazione dell’artista contemporaneo Gerhard Metz: una fontana e una gigantesca scritta tratta dal Fedro di Platone. Il centro espositivo è quindi diviso in tre settori: gli appartamenti del barone, riportati alle condizioni originali con splendidi arredi, preziosi pavimenti in legno intarsiato e le opere che il Revoltella prediligeva; la collezione permanente, che a rotazione presenta i pezzi migliori del museo; le mostre temporanee, per lo più dedicate ad artisti e tendenze del XIX e XX secolo, allestite nel soppalco dell’auditorium e nel salone al 6° piano. Piacevolissima è la terrazza, da cui si godono scorci di paesaggio e che, nella bella stagione, si trasforma in un luogo dove bere un drink e ascoltare musica.<br>La collezione permanente, costituita prevalentemente nella seconda meta dell’800 e ai primi del ‘900, raccoglie opere di autori attivi nella regione, come Giuseppe Bernardino Bison e Giuseppe Tominz; ma anche notevoli dipinti dei movimenti italiani come Signora con cane di Giuseppe De Nittis, Bivacco di Giovanni Fattori, Mattino alla Giudecca di Guglielmo Ciardi. Le acquisizioni successive hanno riguardato noti autori del ‘900 italiano, da Massimo Campigli a Renato Guttuso, da Felice Casorati a Carlo Carrà, da Giorgio de Chirico ad Arturo Martini. Insolito e raro un paesaggio di Giorgio Morandi. È ovviamente ben rappresentata la pittura triestina, che tra il XIX e il XX secolo fu ricca di figure di rilievo, capaci di assorbire suggestioni provenienti da Monaco, Vienna, Venezia e Firenze e di riproporre sulla tela la febbrile ansia e i dubbi del modernismo. Tra gli artisti rappresentati Isidoro Gruhunt, Umberto Veruda, Vittorio Bolaffio, Carlo Wostry, Guido Parin e Arturo Nathan, Vito Timmel.