È uno dei musei etnografici meglio documentati d’Europa. Costituito sulla base del ricco patrimonio di testimonianze etnografiche raccolto da Michele Gortani (1883-1966), è forse la migliore introduzione alla storia e alla cultura del popolo carnico: la vita dura di contadini e mandriani, la simbiosi degli uomini con la montagna, le sofferenze dell’emigrazione, l’ingegnosità degli artigiani e poi la religiosità, che si manifesta nelle forme più semplici eppure pregne di fede. In una trentina di sale dell’edificio sono ricostruiti ambienti della vita domestica e del lavoro artigiano: cucine con focolare (che nella case carniche e friulane non è addossato a una parete, ma spostato verso il centro della stanza e circondato da panche), camere da letto e di soggiorno, botteghe di lattoniere e di falegname, con mobili, suppellettili, utensili di varie epoche, prevalentemente del XVIII e XIX secolo. Oltre agli arnesi per i lavori agricoli, sono esposti ceramiche, collezioni di indumenti, ricami, trine esposte nelle cosiddette casse nuziali, con molti esempi della produzione linussiana di tele e stoffe. Una stanza è dedicata alla filatura e tessitura, con un telaio, attrezzature, campionari.