In piazza di S. Pantaleo, è l'ultimo commissionato da un pontefice (Pio VI) per la propria famiglia e fu eretto nel 1791-96 secondo il progetto di Cosimo Morelli, a cui si deve anche il progetto originale dello stupendo scalone interno. Interrotti i lavori durante l'occupazione francese, fu portato a termine nel 1811, acquistato dallo Stato nel 1871 e destinato infine a ospitare il Museo di Roma. Il palazzo forma un isolato a pianta trapezoidale, con gli spigoli smussati a fare testata verso piazza di Pasquino e piazza Navona; anche quelli del cortile interno sono smussati. Nell'architettura nobilmente conservatrice il Morelli guardò non gli esempi classici, come voleva la cultura del momento, ma il classicismo cinquecentesco: da qui l'alto basamento a bugne piatte che include il piano terra e il mezzanino, i due piani nobili (il primo con timpani curvilinei, il secondo triangolari), il terzo piano e il sottotetto, i cui oculi si aprono nel cornicione alternandosi alle stelle e ai gigli dello stemma Braschi. Motivo insolito per l'architettura romana dell'epoca è la balconata che si stende sopra l'ingresso per tutta la lunghezza del fronte principale e risvolta sui fianchi; il balcone ritorna sopra l'ingresso su via di S. Pantaleo (portoni ad arco si aprono su ciascuno dei fianchi dell'isolato) e alle testate bugnate con stemmi della famiglia. All'interno, lo scalone, ideato dal Morelli ma al quale mise mano probabilmente anche il Valadier e compiuto nel 1804, è ornato da 18 colonne di granito rosso orientale provenienti dal portico di Caligola e da stucchi eseguiti da Luigi Acquisti. Alcuni ambienti conservano decorazioni in parte di Liborio Coccetti e affreschi: Annunciazione della Vergine di scuola di Federico e Taddeo Zuccari; storie di Amore e Psiche del Cigoli (c. 1610).