Alto e isolato nel bel mezzo della pianura, il colle del castello fu abitato fin da epoca preistorica prima di divenire posto di osservazione in epoca romana e infine fortificazione al tempo delle invasioni barbariche. Secondo una leggenda, l’altura è artificiale: sarebbe stata costruita dagli Unni, che utilizzarono la terra scavata da un luogo adiacente per consentire al loro condottiero Attila di assistere da lontano allo spettacolo di Aquileia in fiamme. Il racconto trova il suo fondo di verità, probabilmente, nelle opere di sopraelevazione realizzate fin dall’età del Ferro allo scopo di rendere sempre più strategica la postazione.<br>Il palazzo attuale fu impostato nel 1517, nel luogo dell’antica residenza dei patriarchi di Aquileia abbattuta dal terremoto del 1511, su progetto di Giovanni Fontana, modificato da Giovanni da Udine e portato a termine mezzo secolo più tardi. Giovanni da Udine ideò sul fronte posteriore la scalinata a doppia fuga che ricalca i modelli architettonici tardo-rinascimentali romani. Sul tetto è visibile la torretta dalla quale per secoli si esercitò il servizio pubblico del ‘guardiafogo’, la sentinella che aveva il compito di dare l’allarme quando in città scoppiava un incendio. L’edificio aveva funzione residenziale per le maggiori autorità civili del Friuli e di rappresentanza del luogotenente veneto, che deteneva i poteri amministrativi e giuridici sul territorio. Con la fine della Serenissima, il palazzo fu ridotto a caserma - nelle tetre prigioni furono incarcerati nel corso del Risorgimento numerosi patrioti italiani - e all’inizio del Novecento divenne un museo.<br>Al piano nobile, ora compreso nel percorso della Galleria d’Arte antica, è il maestoso salone del Parlamento della Patria del Friuli, compiuto entro il 1560 da Giovanni da Udine. Il nome deriva dall’istituzione che resse il Friuli dal 1077 al 1420, anno in cui i patriarchi di Aquileia persero il potere temporale a vantaggio della Serenissima. Il sontuoso ciclo di affreschi che decora la sala richiama il senso di ideale continuità tra le glorie dell’antichità romana e la grandiosa magnanimità del potere veneziano, innestata sulle tradizioni della Patria friulana. Gli affreschi della fascia superiore sono di Pomponio Amalteo e di Giovanni Battista Grassi (1567-69); quelli della parte inferiore di Francesco Floreani e Giambattista Tiepolo, a cui si deve il bel monocromo ispirato alle invasioni turche a cui la regione, ormai veneziana, dovette far fronte tra il 1472 e il 1499.