La fortezza, tra le più importanti non solo di Bari ma della Puglia intera, si colloca nel novero delle imprese volute da Federico II per rafforzare l'immagine del potere imperlale e, a un tempo, dare sicurezza difensiva alle città della regione. La fabbrica, in passato lambita dal mare, porta i segni di due momenti differenti di edificazione: la fase sveva del 1233-40 - ma su preesistenze bizantine e normanne dell'XI-XII secolo - e quella cinquecentesca, in diretto collegamento con il trasferimento in città della corte aragonese (vi vissero, come in una corte rinascimentale, le duchesse Isabella d'Aragona e Bona Sforza). È la seconda che si offre per prima alla vista, con l'ampio fossato e i possenti bastioni lanceolati legati alle opere di ingegneria militare tipiche del XVI secolo. La fase medievale si legge all'esterno sul lato nord, ancora scandito da bifore di sapore gotico, ma soprattutto all'interno, cui si accede per un ponte gettato sul fossato e per un androne. Un cortile divide la fortificazione cinquecentesca da quella sveva, nella quale si possono distinguere, grazie al peculiare bugnato rettangolare di colore bruno, la torre del Minorenni e la torre del Semaforo, quadrate. Girando a sinistra della prima, un portale ogivale riccamente scolpito (XIII secolo) e poi un atrio caratterizzato da volte a crociera e da due colonne con capitelli di gusto classico consentono di passare nel cortile interno, dotato di loggia. In un vano sul lato sinistro è ospitata la Gipsoteca provinciale, che riunisce calchi di sculture e di frammenti architettonici di alcuni monumenti romanici pugliesi.