“Le più belle e le più maestose” di Puglia: così ebbe a definire il Galateo già nel XVI secolo le mura messapiche. La loro triplice cerchia si allunga a nord-est dell'abitato: quella più interna (V secolo a.C.) ha la forma di un pentagono irregolare ed è costituita da grossi massi poligonali di sabbione marino compatto; quella mediana, più alta e costruita con blocchi regolari, risalirebbe a un secolo più tardi; l'ultima, più esterna e più imponente, del III secolo a.C., è composta di due cortine riempite - all'interno vi è un terrapieno di terra e pietrisco - e presenta un andamento all'incirca ovale. Attorno alle mura, servite da strade tuttora riconoscibili e intervallate da porte di accesso, sono state rinvenute diverse necropoli, i cui reperti sono in parte conservati nella locale biblioteca.<br>Di epoca romana è il Fonte pliniano, il lacus citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia e situato all'interno della cinta muraria a poca distanza dal cimitero. Si tratta di una caverna sotterranea, in parte artificiale e accessibile per una monumentale scalinata scavata nella pietra, che fu adibita in epoca protostorica a santuario: al centro è una vasca rotonda, circondata da un'antica muratura, dove sbocca una sorgente perenne, un tempo ritenuta curativa, le cui acque hanno un livello sempre costante grazie a un'altra vasca di raccolta oggi murata; sul lucernario dal quale il fonte prende luce è piantato il mandorlo sacro, simbolo civico. Sempre all'interno delle mura sorge la cappella di S. Pietro Mandurino: la compongono una chiesetta, collegata a un ipogeo basilicale (VIII-X secolo) affrescato e a un ambiente quadrangolare interpretato come tomba di età ellenistica (III secolo a.C.).