La basilica, consacrata da Sant’Ambrogio sin dal 393, si presenta oggi nella completa ricostruzione commissionata dai Medici a Filippo Brunelleschi. In realtà, è uno dei capolavori assoluti del primo rinascimento fiorentino.<br>Brunelleschi non fece però in tempo a ultimare i lavori: dopo la sua morte, nel 1446, fu Antonio Manetti a chiudere il cantiere nel 1461.<br>È rimasta incompiuta la facciata in pietra grezza: nemmeno quella commissionata da Leone X a Michelangelo è stata mai realizzata. Le si contrappone il suggestivo insieme dell’alto tiburio, con la grande cupola della cappella dei Principi, movimentato dalla cupoletta della Sagrestia nuova e dal campanile settecentesco.<br>L’interno stupisce per le armonia delle proporzioni e delle prospettive, che dividono lo spazio in tre navate – su colonne e archi in pietra serena – di spicco contro le pareti a intonaco bianco. La navata centrale ha soffitto a cassettoni; le laterali, volte a vela.<br>Oltre alla facciata interna, di Michelangelo, sono da notare soprattutto la pala con il Matrimonio della Vergine (1523) del Rosso Fiorentino nella seconda cappella a destra, e il raffinato altare marmoreo del Sacramento (1460 circa) di Desiderio da Settignano tra l’ultima cappella e il transetto.<br>Di fronte all’altare del Sacramento, uno dei due pergami di bronzo reca scene del Nuovo Testamento (1460 circa), tarda opera di Donatello e delle sue maestranze. L’altro pergamo è nella navata sinistra.