Per racchiudere la cappella privata dei papi al primo piano del Patriarchìo, Sisto V incaricò Domenico Fontana (1589) di erigere questa struttura che cela la scala d'onore del palazzo, da metà '400 fantasiosamente identificata con quella del pretorio di Pilato, percorsa da Gesù durante il processo (da qui l'appellativo). Al centro dell'atrio, ornato di gruppi marmorei (notevoli il Bacio di Giuda e l'Ecce Homo di Ignazio Jacometti), si diparte la Scala, affiancata da quattro scale e composta di 28 gradini in marmo con rivestimento in legno: alle pareti e nelle volte storie dell'Antico Testamento e storie di Cristo, affreschi di G.B. Ricci, Giacomo Stella, Paul Brill, Giovanni Baglione e altri. La Scala Santa, che si percorre in ginocchio, immette nella cappella di S. Lorenzo, dov'è l'ingresso al «Sancta Sanctorum» (l'interno è visibile solo attraverso le grate delle finestrelle), così chiamato per le reliquie che custodisce, il cui aspetto attuale risale al rifacimento del 1278 a opera dei Cosmati: gli affreschi sulla volta (evangelisti) e nelle lunette sono del sec. XIII; nella volta del presbiterio, un mosaico con Cristo Pantocrator (fine XIII); sull'altare, protetta da sportelli, l'immagine acheropita (non dipinta a mano) del Redentore, tavola del sec. V-VI, pesantemente ridipinta, cui è sovrapposta l'immagine su seta (sec. XIII) riproducente l'originale.