Simbolo del potere politico in Firenze, il palazzo dei Priori – la suprema magistratura comunale, detta anche ‘Signoria’ – fu iniziato nel 1299 da Arnolfo di Cambio, e ampliato nel corso dei due secoli successivi. L’edificio attuale è il frutto del lavoro di tre cantieri diversi, attivi tra la fine del ’200 e il ’500.<br>Cosimo I de’ Medici, che si trasferì qui con tutta la famiglia nel 1540, incaricò dei lavori Giorgio Vasari. Nove anni più tardi i Medici acquistarono palazzo Pitti, e Vasari si occupò anche del Corridoio di collegamento fra i due edifici, che oggi si chiama ‘Vasariano’.<br>Il palazzo cambiò nome, diventando ‘Vecchio’, dopo che a metà ’500 i Medici si furono trasferiti a Pitti. Acquistò di nuovo importanza soltanto negli anni di Firenze capitale (1865-1871), quando accolse il Parlamento italiano.<br>Ancora oggi palazzo Vecchio è sede degli uffici del Comune di Firenze: rimane comunque in gran parte visitabile.<br>Il nucleo originario è un compatto parallelepipedo a bugnato rustico di pietra forte, su tre piani, con sottili cornici, due ordini di bifore di gusto gotico e un alto ballatoio merlato in aggetto.<br>Sulla facciata si impone la torre, alta 94 metri, completata nel 1310; alla cima si allarga in una rocca, che riprende il motivo del ballatoio e che culmina in una cella campanaria a edicola, con quattro robuste colonne.<br>Sul lato sinistro si distinguono i successivi ampliamenti del palazzo: quello trecentesco, con la porta detta di Tramontana che dà accesso alla sala dell’Arme (oggi sede di mostre); quello del 1495, quando si costruì il salone dei Cinquecento; e quello conclusivo, dopo metà ’500, con gli interventi di Vasari. Fu allora che si riorganizzarono e decorarono i cosiddetti quartieri monumentali – i saloni pubblici, lo studiolo di Francesco I, i quartieri medicei – oggi in buona parte compresi nella visita.<br>Il cortile, rinnovato nel 1453 da Michelozzo, reca decorazioni con vedute di città dell'impero asburgico, eseguite nel 1565 in occasione delle nozze di Francesco I con Giovanna d’Austria.<br>Uno scalone a due rampe progettato da Vasari sale al primo piano, dove si apre il salone dei Cinquecento: l’immenso ambiente fu costruito tra 1495 e 1496 da Antonio da Sangallo, dal Cronaca e da Francesco di Domenico per il Consiglio generale del popolo. Qui la Repubblica fiorentina chiese a Leonardo e a Michelangelo di realizzare due grandi affreschi con le vittoriose battaglie di Anghiari e di Càscina, ma il primo si è poi rovinato, e il secondo non fu mai realizzato. <br>Sotto Cosimo I la sala divenne simbolo del potere mediceo: Baccio Bandinelli costruì la tribuna destinata al trono ducale, mentre Vasari e aiuti dipinsero i cicli alle pareti e al soffitto. Il Genio della Vittoria che si trova qui era stato scolpito da Michelangelo fra 1533 e 1534 per la tomba di papa Giulio II.<br>A destra dell’ingresso si apre il raffinato studiolo di Francesco I de’ Medici, minuscola ‘camera delle meraviglie’ in sintonia con gli interessi del principe per l’arte, le scienze naturali e l’alchimia, realizzata sotto la guida di Vasari tra 1570 e 1575 e riccamente affrescata.<br>Al secondo piano si trovano gli splendidi ambienti decorati del quartiere degli Elementi (1555-1558); spicca nella terrazza di Giunone il Putto col delfino del Verrocchio; e nel quartiere di Eleonora (moglie di Cosimo I) desta ammirazione soprattutto la preziosa cappella realizzata da Giovanni Battista del Tasso e decorata a più riprese (1540-1545) da Agnolo Bronzino.<br>Più oltre, la sala dell’Udienza e la sala dei Gigli conservano eccezionali soffitti tardo-quattrocenteschi di Giuliano da Maiano. La prima di queste due sale reca anche affreschi di Francesco Salviati (1560), mentre nella seconda si trova l’originale del celebre gruppo in bronzo di Giuditta e Oloferne, opera di Donatello.