Fabbricato civile sorto sulla fortezza dei Corsi, a sua volta insediata sui resti del Tabularium, conservò fino al '500 l'aspetto tipico di palazzo pubblico medievale, circondato da torri celate da avancorpi. Del progetto cinquecentesco di Michelangelo restano la scalea a due rampe convergenti realizzata nel 1547-54 senza il baldacchino su colonne che avrebbe dovuto sormontarla, e la porta d'accesso all'Aula consiliare. La facciata rivestita in stucco e poggiante su base a scarpa adibita in passato a prigioni, è spartita da un ordine gigante di lesene corinzie ed è coronata da un cornicione (simboli di Clemente VII) e da una balaustra con statue in parte moderne. Nella nicchia è una statua di Minerva seduta, in porfido e marmo (epoca domizianea), trasformata in dea Roma e qui collocata da Matteo da Città di Castello nel 1588-89 quando venne aggiunta la fontana; nelle specchiature triangolari ai lati sono le colossali raffigurazioni distese del Tevere (in origine Tigri, a destra) e del Nilo (a sin.), provenienti dalle terme di Costantino e in Campidoglio dal 1518. La torre campanaria in laterizio e travertino, sulla cui sommità sono un'antica croce con lamine dorate e una statua di Minerva-dea Roma, fu eretta da Martino Longhi il Vecchio (1578-82) in sostituzione di quella medievale; l'orologio, collocatovi nel 1806, era sulla facciata della chiesa dell'Aracoeli. Campane ottocentesche sono oggi al posto della storica «patarina» sottratta ai Viterbesi nel 1200. All'interno si accede, dal fianco sin., dall'ingresso di Sisto IV (1477), entrando in un suggestivo portico a due navate diviso da pilastri (sec. XIII). Nella sala del Carroccio, iscrizione commemorativa del dono, fatto da Federico II al Popolo romano, del Carroccio tolto ai Milanesi nella battaglia di Cortenuova (1237). La sala delle Bandiere o della Giunta prende il nome dagli stendardi dei 14 quartieri della Guardia civica (1847). L'Aula consiliare, salone maggiore del palazzo (1573-77), già sede del tribunale del Senatore, conserva nel muro verso l'esterno resti della loggia del tempo di Bonifacio VIII (1299); alle estremità della sala, statua di Giulio Cesare e statua di un ammiraglio romano di età traianea.