Aggrappato sulla sommità di una rupe biancastra di arenaria, che emerge dalle morbide linee delle colline che separano le valli dell’Enza e del Crostolo, il rudere smozzicato del castello di Canossa restituisce la nuda suggestione di epoche lontane in cui fu teatro di grandi eventi storici. Fondato nel 940 da Azzo Adalberto, figlio del nobile Sigifredo da Lucca, è stato il centro di un articolato sistema difensivo a controllo delle valli appenniniche e della pianura messo in atto dai Da Canossa, la potente famiglia di origine longobarda che, attorno all’XI secolo, fu tra i protagonisti della storia d’Europa. E fu proprio tra queste mura che Matilde promosse il famoso incontro, avvenuto il 28 gennaio 1077, tra l’imperatore di Germania Enrico IV e papa Gregorio VII, di cui si tramanda l’iconica posa dell’imperatore supplice ai piedi del castello in attesa di essere ricevuto dal pontefice. Proprio l’importanza strategica della rocca fu, assieme all’instabilità geologica della rupe, una delle concause che decretarono nei secoli la rovina del castello. Esso fu distrutto una prima volta dal Comune di Reggio nel 1255 e poi dai cannoni di Ottavio Farnese nel 1557. Dalla cima della rupe lo sguardo spazia, tra i resti del castello, su panorami vertiginosi. Prima della salita, bassorilievi in arenaria illustrano i principali momenti della storia di Canossa. Del complesso fanno parte anche i resti di un palazzo cinquecentesco, la cripta della chiesa di S. Apollonio e il Museo «Naborre Campanini», visitabile negli stessi orari del castello.