La casa madre, fondata nel VI secolo da San Benedetto, è la più insigne delle abbazie benedettine e uno dei più famosi monasteri della cristianità. Le sue grandiose costruzioni, risorte dopo l'ultima guerra, occupano la cima del monte a dominio di Cassino e offrono un grandioso panorama sulla città e la sua pianura. Salendo per la strada panoramica si incontrano prima le rovine della rocca Iànula, del sec. X; più avanti, sul monte Calvario, centro dei combattimenti nel 1944, è il cimitero militare polacco; si rasenta quindi un tratto delle mura poligonali del sec. IV-III a.C., appartenenti all'acropoli dell'antica Cassino. Dall'ingresso si accede ai tre chiostri, comunicanti fra loro. Il chiostro mediano ripropone il disegno del 1595 (dalla loggia, ampio panorama), mentre i chiostri laterali hanno forme settecentesche. Dal chiostro mediano una scalinata sale al chiostro dei Benefattori che precede la Basilica; eretto intorno al 1512 forse su disegno di Antonio da Sangallo il Giovane, reca nelle nicchie statue settecentesche. La Basilica, originariamente del sec. XIII, ha porte laterali in bronzo di Pietro Canonica (1951); quella centrale è stata invece ricomposta con pannelli fusi a Costantinopoli nel sec. XI. L'interno, al quale lavorarono Cosimo Fanzago, Giovanni Rossini e G.B. Contini, venne consacrato da papa Benedetto XIII il 19 maggio 1727, ed era, per fasto e ricchezza di opere d'arte, uno dei più tipici ambienti barocchi italiani; distrutto dalla guerra, venne ricostruito nelle forme originarie, riutilizzando e integrando i marmi superstiti, e sostituendo per quanto possibile gli arredi sacri e le opere pittoriche. L'altare maggiore, del Fanzago, racchiude il sepolcro con le spoglie dei Ss. Benedetto e Scolastica; alla destra è il sepolcro di Guido Fieramosca (sec. XVI) alla sinistra quello di Pietro de' Medici, opera di Francesco da Sangallo (1539). Lungo l’abside è stato ricostruito il ricchissimo coro intagliato in noce, eseguito alla fine del '600 e andato quasi completamente distrutto. La cripta del 1545, in buona parte salvatasi dalla distruzione è decorata da monaci tedeschi della scuola artistica di Beuron (1913); in sagrestia sono sette tele rappresentanti i Sacramenti, pregevolissime opere di Giuseppe Maria Crespi.L'Archivio, portato al sicuro nella sua parte essenziale prima della distruzione del monastero, conserva importantissime carte e documenti relativi alla vita del monastero, fra cui un placito capuano del 960, con i primi esempi di lingua volgare.