La piccola piazzetta della Consolata è uno dei luoghi più raccolti e suggestivi del centro: una chiesa millenaria, un campanile romanico, un'antica erboristeria, uno storico caffè ­confetteria. La chiesa è quella di Maria Consolatrice, meglio nota come 'La Consolata', dedicata alla Madonna protettrice della città. La tradizione vuole che in questo luogo sorgesse, in epoca paleocristiana, una chiesa dedicata a sant'Andrea nella quale veniva conservata una venerata effigie della Vergine. Andata distrutta la chiesa, si perse traccia anche dell'icona, finche nel 906 i monaci benedettini di Novalesa, trasferitisi a Torino per sfuggire alle razzie dei saraceni, nei lavori di ricostruzione dell'antica chiesa ritrovarono il sacro ritratto. Ma di nuovo il luogo cadde in rovina nelle distruzioni e carestie che si abbatterono sulla città all'alba del II millennio, finché un misterioso pellegrino, il 'cieco di Briançon', guidato in sogno dalla Madonna, giunse a Torino e indicò il luogo dove si trovava nascosta la perduta immagine. Riportato alla luce il ritratto, per miracolo il cieco riacquistò la vista, proprio come la Vergine gli aveva predetto. Da allora, il 20 giugno di ogni anno, si celebra la festa della Consolata, una delle ricorrenze popolari torinesi più sentite. La torre campanaria ha verosimilmente visto parte degli episodi riportati dalla leggenda: è infatti molto più antica della chiesa e in origine - probabilmente nel X secolo - ebbe funzione di torre difensiva. Tra i materiali si possono scorgere pietre provenienti da preesistenti costruzioni di epoca romana: nella base, sul lato rivolto alla piazza, è inserita una pietra scolpita che raffigura una pianta capovolta. La cella campanaria venne aggiunta nel 1406. La chiesa di S. Andrea venne ricostruita nel 1678 su progetto di Guarino Guarini, che disegnò una pianta formata da un'aula ellittica attraverso la quale si accede al santuario in forma esagonale. A questa struttura, Juvarra aggiunse nel 1729 un presbiterio ovale; nel 1860, venne costruito il pronao neoclassico. All'interno, sulla destra del vestibolo, si scende nell'antica cappella della Madonna delle Grazie, decorata con marmi e stucchi. Per un'arcata si passa nel santuario della Consolata, con alta cupola affrescata. Sul ricco altare maggiore, progettato dallo Juvarra (1714), è posta un'icona quattrocentesca della Vergine, oggetto della popolare devozione dei torinesi (copia cinquecentesca della Madonna di Odigitria, conservata in Santa Maria del Popolo a Roma). Nel coretto a sinistra del presbiterio statue delle regine Maria Teresa e Maria Adelaide in preghiera di Vincenzo Vela (1861). A fianco della sagrestia sono appesi centinaia e centinaia di quadretti ex voto, curiosa raccolta di arte naïve, per certi aspetti emblematica dell'immaginario popolare e della sensibilità collettiva: ricorrenti i motivi della 'grazia ricevuta' (la guarigione da una malattia, il pericolo scampato in un incidente sul lavoro, il ritorno dalla guerra ecc.) e la loro ingenua ma spesso incisiva rappresentazione iconografica. Questa pratica devozionale, già nota alla fine del '500, negli ultimi decenni è molto scemata, ma ancora oggi vengono donati alla chiesa cuori d'oro e d'argento.