Alla sommità del colle (m 669) dal piazzale, dando le spalle alla basilica, si ha Torino ai propri piedi e, più in là, la chiostra delle vette alpine. Anche questo è uno dei panorami classici della città. Ma Superga è anche, da un'altra prospettiva, un simbolo quotidiano per i torinesi: così come si fa con la Mole, ogni tanto, alzando gli occhi o gettando lo sguardo oltre il riquadro di una finestra, si va a cercare il bianco profilo che corona la collina verso nord-est, quasi a chiedere conferma e rassicurazione di un'identità. Da quello stesso punto della collina, nel settembre del 1706, Vittorio Amedeo II scrutava la disposizione delle truppe francesi che assediavano da mesi Torino. Proprio in quel punto fece voto di innalzare una chiesa alla Madonna, se le sorti della prossima battaglia avessero favorito i piemontesi. Così fu e undici anni dopo il re commissionò l'impresa a Filippo Juvarra. Ci vollero quindici anni per portare a termine l'opera, che aveva comportato un grande sbancamento del colle, abbassato di 40 metri, e il trasporto a dorso di mulo dei materiali costruttivi. Nel 1731 la basilica venne solennemente consacrata. La forma del tempio, secondo il progetto juvarriano, pare continuare armoniosamente il profilo della collina. Oltre il profondo pronao a otto colonne corinzie, si innalza il corpo cilindrico della chiesa, coronato da una cupola con alto tamburo, affiancata dai due campanili simmetrici, che si innestano sulle ali dell'annesso convento. Nell'interno a pianta circolare si aprono due cappelle principali e quattro secondarie, con opere di Sebastiano Ricci (S. Maurizio, S. Luigi di Francia), Claudio Francesco Beaumont (Beata Margherita di Savoia, S. Carlo), Bernardino Cametti (altorilievo in marmo che illustra la battaglia di Torino del 1706). Sulla sinistra dell'altare è la cappella del voto, con la statua della Madonna davanti alla quale pregò il re prima della battaglia. Dall'ingresso a sinistra della basilica si scende nei sotterranei dove sono collocate le tombe dei re, da Vittorio Amedeo II a Carlo Alberto, e dei principi, sepolti dal 1731 in poi. Una galleria conduce alla cappella centrale (1773-78), ornata di marmi e stucchi; le statue della Fede, della Carità, della Speranza, del Genio delle Arti spettano a Ignazio e Filippo Collino (1778), la Pietà dell'altare ad Agostino Cornacchini. Al centro è la tomba di Carlo Alberto, nelle cappelle quelle di Vittorio Amedeo II, su disegno di Francesco Martinez, e di Carlo Emanuele III, con Battaglia di Guastalla dei Collino (1788). Dal chiostro si accede alla sala dei Papi, dove alle pareti sono allineati, in ordine cronologico, i ritratti di tutti i papi ascesi al soglio pontificio, da San Pietro in poi. Si tratta dell'unica raccolta al mondo di immagini su tela di tutti i pontefici della Storia. Inerpicandosi sui 131 scalini di una scala a chiocciola è possibile salire alla prima balaustra esterna della cupola, da cui si gode un panorama mozzafiato. Visitabili sono anche gli Appartamenti reali, al primo piano del convento. Una lapide, incastonata nella collina, sul lato posteriore della basilica, ricorda l'incidente aereo del 4 maggio 1949, in cui morirono tutti i componenti del Grande Torino e, con la squadra di calcio, la delegazione al seguito. Dal 2002, per qualche anno, tre sale del chiostro sono state adibite a Museo del Grande Torino, mostra permanente di ricordi e documentazioni sui mitici granata, ora definitivamente trasferita nella villa Claretta, a Collegno.