Il complesso monastico benedettino venne fondato nel 753 dalla regina Ansa, moglie di Desiderio, ultimo re longobardo, su un’area occupata da ricche domus di epoca romana. Lo compongono una straordinaria sequenza di edifici per il culto e la vita del monastero: la chiesa di S. Salvatore, di origine altomedievale; l’oratorio romanico di S. Maria in Solario; il coro delle monache, i chiostri e la chiesa di S. Giulia, di età rinascimentale. Per oltre un millennio centro di arte e di cultura, il monastero fu soppresso nel 1797 e adibito a usi militari, poi ad abitazioni per sfollati. Dal 1998, dopo un lungo e sapiente intervento di recupero, ospita il Museo della Città e apre i suoi spazi a importanti mostre temporanee. La divisione in sezioni del museo agevola e indirizza la visita. La sezione delle antichità preistoriche, celtiche e romane (interrato e primo piano) è la più vasta e rappresentativa. Un gruppo di falere (borchie) d’argento è l’unica testimonianza di arte gallica in area cisalpina. Tra i reperti di età romana spiccano la celebre Vittoria o Afrodite alata, grande statua in bronzo del i secolo d.C., di derivazione ellenistica, perfettamente conservata, emblema stesso del museo; sei ritratti in bronzo dorato (II-III secolo); splendidi mosaici provenienti dalla ricca domus di San Rocchino. Dalla sezione romana si accede all’area archeologica delle domus dell’Ortaglia, due abitazioni già parte di un quartiere romano adiacente al chiostro settentrionale e sviluppato alle pendici del colle Cidneo, in uso dal I al IV secolo d.C., poi inglobate negli orti del monastero. Si sono conservate strutture murarie e piani pavimentali, distribuiti attorno ad atrii lastricati in pietra, con affreschi e mosaici. All’esterno esempi ricostruiti di hortus (terreno produttivo) e viridarium (giardino decorativo). La sezione altomedievale, longobarda e carolingia comprende decorazioni architettoniche, armi, fibbie, gioielli e una serie di croci funerarie d’oro. Le sezioni dell’età comunale, signorile e della dominazione veneta espongono soprattutto testimonianze provenienti da edifici scomparsi: gli affreschi staccati dal Broletto, la statua di marmo di S. Faustino a cavallo proveniente da porta Pile.