È la più vasta di Roma e la più rappresentativa di quelle realizzate dall'urbanistica umbertina secondo il modello delle «square» inglesi (forma rettangolare, giardino centrale e, ai lati, edifici residenziali di tono monumentale); l'unicità di questa, nota a Roma come piazza Vittorio, è data pure dai portici colonnati che la circondano, una tipologia architettonico-urbanistica riproposta in questo 'quartiere piemontese' anche a ricordo di Torino prima capitale del regno. Il trasferimento (1902) del più grande mercato della città ne avviò la decadenza, accentuatasi nel dopoguerra e culminata con la demolizione (1971) di uno dei palazzi porticati costruiti nel 1882-87. Oggi il mercato coperto Vittorio (nella vicina via Turati) ha sostituito quello antico, in un ambiente multietnico. Nel giardino al centro, ornato dal gruppo scultoreo già sulla fontana delle Naiadi, s'individuano a sinistra i trofei di Mario, grandiosi resti in laterizio, cosi chiamati dalle panoplie marmoree di età domizianea (ora sulla balaustra del Campidoglio) che ne ornavano le arcate superiori, appartenenti a una fontana eretta da Alessandro Severo nel 226 con funzione di castello di distribuzione idrica; il monumento costituì il modello per le fontane «a facciata» della Roma tardo-rinascimentale e barocca. A sinistra dei ruderi è stata ricomposta la Porta magica, curiosità 'ermetica' creata dal marchese Massimiliano Di Palombara nel 1680 nella sua villa: sugli stipiti, simboli alchemici e sentenze in ebraico e latino relativi alla formula della fabbricazione dell'oro; ai lati della porta sono state collocate due statue del dio Bes rinvenute negli sterri del Quirinale nel 1888.