Centro geometrico di Roma e punto di confluenza dei principali assi stradali cittadini che vi calamitano un intenso traffico automobilistico, nacque a fine '400 in rapporto al palazzo di Venezia che le dà nome. Rappresentò il primo grande intervento urbanistico della Roma del Rinascimento e divenne il punto d'arrivo della celebre «corsa dei Bàrberi», che si svolgeva durante il periodo di Carnevale lungo il Corso; un fitto tessuto urbano d'origine altomedievale l'univa al Campidoglio e una zona di formazione cinquecentesca la saldava, al di sopra dei Fori Imperiali, al rione Monti. La decisione (1882) di erigere il monumento a Vittorio Emanuele II a fondale del Corso e a ridosso del Campidoglio comportò la creazione di uno spazio dilatato a est e in fondo, e simmetricamente organizzato rispetto all'asse: la quinta del palazzo di Venezia fu ripetuta sul lato opposto col palazzo delle Assicurazioni Generali, mentre il palazzetto Venezia, che ostruiva il fondale, fu smontato e ricostruito a ridosso del palazzo, in posizione angolare rispetto alla basilica di S. Marco; la sistemazione fu completata per l'inaugurazione del monumento stesso, nel cinquantenario dell'Unità. La tumulazione (1921) del Milite Ignoto della Grande Guerra rafforzò il significato di «Altare della Patria»: quando il palazzo di Venezia divenne nel 1929 sede del capo del governo, la piazza, proclamata «Foro d'Italia», vide potenziato il proprio ruolo di centro, anche geografico, della città, con la diramazione della via dei Monti, poi dell'Impero, verso i Colli Albani (l'attuale via dei Fori Imperiali) e della via del Mare (oggi in parte via del Teatro di Marcello) in direzione del Lido di Roma (il moderno Lido di Ostia).