Da oltre 25 anni gira per i boschi della valle (di Fiemme, splendida come poche altre), raccoglie erbe, frutti, funghi e bacche, e più recentemente anche muschi, cortecce e licheni, e torna in cucina a sperimentare tecniche, manipolando ad arte metodologie antiche e nuove, viste dal suo occhio curioso e instancabile. Nascono così le sue ricette, ed ogni anno il nuovo menu che presenta è fonte di piacere intrigante per il palato gourmet, ma appaga anche quelli meno desiderosi di ricerca quanto del gusto pieno del piatto. Il suo ristorante è tra le mete gastronomiche imperdibili del Trentino, ma Alessandro Gilmozzi, chef patron di questo gioiello di legno antico (siamo in un autentico mulino del seicento), è rimasto umile e con i piedi per terra, fedele alla sua valle. Viene offerto un menu da 8 o 13 portate, con piatti realizzati a basse temperature e con uso creativo del fumo. Da provare i ravioli al gallo di Monte e assoluto di lumache; il riso Carnaroli con muffa di un formaggio nobile; la trota fario, geranio, mela e tisana di semi di zucca. Non si possono utilizzare i cellulari al tavolo e non sono ammessi bambini al di sotto dei 12 anni