Il palazzo, costruito intorno al 1528 dai Querini, si adegua col fronte principale alla curva del rio. Dal 1869 è sede dell’omonima Fondazione, istituita per volere dell’ultimo discendente, che gestisce il patrimonio dell’antica famiglia: oltre alla Biblioteca (con 300000 volumi), la casa-museo, ricca di una cospicua raccolta di arredi e opere d’arte veneziana dal XIV al XX secolo. Nei primi anni ’60 del Novecento Carlo Scarpa disegnò il sottile ponte in ferro per cui allora si accedeva – dal campiello – all’edificio, progettando anche la raffinata sistemazione del pianoterra (guidata dall’idea dell’incanalamento e dialogo con l’acqua alta) e del giardino (1959-63). Oggi, dopo la profonda riorganizzazione del palazzo, nel frattempo ampliato, cui ha posto mano a partire dal 1993 Carlo Botta, gli spazi di Scarpa sono inclusi nel museo. Botta ha spostato l’ingresso su campo S. Maria Formosa e fatto di una corte medievale coperta la hall attorno alla quale si articolano i servizi. Al secondo piano della casa-museo, isolata in un piccolo ambiente, spicca la Presentazione di Gesù al Tempio di Giovanni Bellini (1465/1470), opera simbolo della Fondazione, d’impronta mantegnesca. Accanto a notevoli tele di Palma il Vecchio (Ritratto di un uomo) e di Giambattista Tiepolo (Ritratto di un Dolfin), nelle sale dai ricchi arredi settecenteschi emergono il nucleo delle opere coeve di Pietro Longhi – trenta telette (I Sacramenti, la Caccia in valle, la Caccia all’anatra in Laguna) di preziosa cronaca di costume – e la serie dei 67 dipinti delle Feste veneziane in cui Gabriel Bella illustra la vita e il divertimento pubblico in città, con piacevole vena popolaresca.