La tradizione indica questo colle come sede della fondazione romulea della città e certamente non v'è luogo più adatto, nel comprensorio romano, per un insediamento stabile da dove poter controllare il Tevere all'altezza dell'Isola Tiberina. L'importanza strategica della posizione è adombrata dalla leggenda, che parla di un'occupazione più antica del colle da parte di Greci venuti dall'Arcadia col re Evandro e il figlio Pallante e nella quale è forse il ricordo di una precoce frequentazione commerciale greca della zona. La conferma della tradizione è venuta dalla scoperta (1946) di pavimenti di capanne della prima età del Ferro proprio nell'angolo del colle che sovrasta il Foro Boario (dove una capanna, costantemente restaurata, veniva indicata, ancora nell'età imperiale, come l'abitazione del fondatore o «casa Romuli») e di resti di apprestamenti difensivi della seconda metà sec. VIII a.C. Legati alla tradizione delle origini erano i culti più vetusti e tipici del Palatino: quello della dea Pales, celebrato nelle feste delle «Palilia» (o «Parilia») il 21 aprile, giorno della fondazione, e quello di Lupercus, celebrato nelle feste dei «Lupercalia» presso una grotta ai piedi del colle («Lupercal») dove la lupa avrebbe allattato i divini gemelli Romolo e Remo; a questi si accompagnarono i culti della Vittoria e di Cibele (la Magna Mater) e quelli di Apollo e Venere portativi da Augusto. Tuttavia, sino alla fine dell'età repubblicana il colle fu soprattutto il quartiere residenziale della nobiltà e della classe dirigente, specie in prossimità del Foro dov'erano state le case dei re e dove gli scavi hanno rimesso in luce resti di abitazioni signorili dal sec. VI a.C. in poi. Vi abitarono fra gli altri Tito Sempronio Gracco, padre dei due tribuni, l'oratore Licinio Crasso, Marco Livio Druso, Cicerone, Milone, Clodio, l'altro grande oratore Ortensio, Marco Antonio e infine Augusto, il quale, essendovisi intenzionalmente trasferito per ricollegarsi alle memorie del fondatore, determinò il destino futuro del colle. La scelta del primo imperatore, infatti, fu seguita dai successori, sicché, con la costruzione di una serie di palazzi - soprattutto voluti da Domiziano e Settimio Severo - il Palatino finì col trasformarsi in un grandioso complesso che fu la 'reggia' degli imperatori. La fine del mondo antico segnò l'abbandono del Palatino fino a metà sec. XVI, quando il cardinale Alessandro Farnese lo sistemò in una grandiosa villa (orti Farnesiani) che fu in gran parte smantellata, dopo la decadenza conseguente all'estinzione della famiglia, via via che dal '700 iniziarono gli scavi sistematici. Questi, lungi dall'essere esauriti, sono ancora in corso, con risultati sempre di straordinario interesse (come fu, nel 1961, la scoperta della casa di Augusto).