Il 1° agosto inizia il mese del Ramadan, uno dei cinque pilastri dell’islam. È il mese sacro (dura venitinove, trenta giorni: dipende dal Paese, perché ufficialmente inizia dal giorno successivo a quello in cui si vede in cielo il primo spicchio di luna crescente, hilal) in cui i musulmani digiunano dall’alba al tramonto in ricordo del periodo in cui il Profeta Maometto ricevette le rivelazioni del Corano. Dal sorgere del sole fino agli ultimi bagliori di luce i musulmani si devono astenere dal bere, dal mangiare, dal fumare e dalle pratiche sessuali, e si dovrebbero concentrare sulle attività spirituali e sulla preghiera. Sono esentati solo i bambini, le donne incinte, gli ammalati e gli anziani, e in teoria anche i viaggiatori, ma su cosa comprenda la categoria le interpretazioni sono diverse, e il discrimine pare stare nel punto: si viaggia per necessità o per piacere? Mediamente, se non strattamente necessario i musulmani evitano di mettersi in viaggio.

I non musulmani non sono tenuti a partecipare al digiuno, ma ovviamente se ci si muove in un Paese a maggioranza musulmana si finisce per essere condizionati. Anche se il livello di osservanza varia da Paese a Paese, e da zona a zona dello stesso: nelle campagne sarà più intenso, in città meno. Durante il mese di Ramadan molti ristoranti potrebbero essere chiusi durante le ore diurne, alcuni servizi potrebbero funzionare a singhiozzo e altri potrebbero essere cancellati. Insomma, non è tanto differente dal viaggiare nella settimana di Ferragosto nelle grandi città italiane. Con una differenza sostanziale: quando alle prime ombre della sera finisce lo Sawm, il digiuno, arriva il momento festoso dell’Iftar, la cena serale con cui si interrompe il digiuno. Un momento spesso vissuto collettivamente, cui potrebbe capitare di essere invitati.

Chi decide di andare in vacanza in un Paese musulmano dunque deve essere preparato a trovare molte attività chiuse, orari ridotti e una vita sostanzialmente diversa dal resto dell’anno. Deve anche avere la sensibilità di adeguarsi alle usanze del Paese in cui viaggia e rispettare una certa etichetta (anche nell'abbigliamento e soprattutto per le donne), capendo se è il caso di astenersi dal bere e mangiare in pubblico (dipende dai Paesi, nella maggioranza non è formalmente richiesto, ma sarebbe un bel gesto di attenzione; in alcuni come l’Arabia Saudita è illegale). Deve avere poi la capacità di cogliere lo spirito e godersi la parte piacevole della situazione, godendo dell’eccitazione che subentra sul far della sera, del clima di festa dell’Iftar e dell’ospitalità, magari per vivere queste serate in casa, con qualche famiglia, cosa non rara, visto che il Ramadan è anche il mese della carità, nel quale il buon credente divide i suoi beni con gli altri. Unico accorgimento, quando si approssima il momento dell’Iftar tutti vogliono farsi trovare a casa, dunque i taxi scompaiono, gli autobus si riempono e il traffico ribolle. Meglio essere preparati. Detto questo, Ramadan Mubarak. Felice Ramadan.