Non è da tutti essere a cavallo tra due continenti. Lampedusa e Linosa sono isole indecise su che parte andare: geograficamente in posizione di transizione tra Africa e Europa, umanamente ponte tra un mondo che cerca un futuro diverso e un altro che non ha ancora capito come accogliere. Non è da tutti, e non è facile, essere Lampedusa. Collegamenti difficili, problemi idrici, aggressioni all'ambiente portate avanti da amministrazioni scellerate, il rosario sbarchi: oggi come ieri questa è un'isola che vive con difficoltà. Eppure Lampedusa (e Linosa) nonostante tutto sono soprattutto isole belle, bellissime. Isole che meritano di essere conosciute e visitate. Per questo Altreconomia ha dedicato loro una guida scritta da Ivana Rossi (188 pagine per 14,50 euro) e realizzata in collaborazione con lAssociazione italiana turismo responsabile, Arci e Legambiente.
 
Si tratta di «una guida per un turismo umano e responsabile» che vuole racconta un'isola lontana dal turismo di massa e dalle news di stagione. Una guida che invita a non andare nei mesi canonici, quando Lampedusa non è se stessa, ma a scoprirla piuttosto in condizioni di normalità: quando i pescatori sono rilassati, il fresco aiuta a scoprire le bellezze delle montagne e dell'interno e una spiaggia cristallina non è per forza di cosa l'unico obiettivo di giornata. Una guida che invita ad andare di persona a conoscere chi accoglie, raccoglie, testimonia ogni giorno umanità e solidarietà. «Lampedusa è isola di soccorso per quanti sono costretti ad attraversare il Mediterraneo in cerca di futuro. Ma è anche un luogo che ha un estremo bisogno di vivere uno sviluppo solidale» come scrive nell'introduzione al volume il sindaco Giusi Nicolini.
 
Uno sviluppo che potrebbe essere portato da un turismo diverso, capace sì di ammirare Cala Pisana, Capo Grecale, Cala Pulcino, la spiaggia dei Conigli, e i resti fenici, i capi solitari battuti dal vento, la macchia mediterranea e le aree archeologiche fenice. Ma che potrebbe spalmarsi in tutti i mesi dell'anno, perché limitarsi ai tre mesi estivi è un delitto, che Lampedusa è fatta di tesori nascosti, tracce di epoca preistorica, relitti di navi, escursioni in mare alla scoperta delle balene, che a fine marzo incrociano nelle sue acque.
 
Un'isola ricca che oggi si associa solo e soltanto agli sbarchi dei migranti, che l'isola e gli isolani con dignità, coraggio e apertura accolgono, ma che qui transitano soltanto, prima di essere smistati nei vari centri in Sicilia e nel resto d'Italia. Perché in realtà a Lampedusa «non s’incontrano migranti neanche a volerlo. O forse sì, un paio. Uno che lavora da Ciccio’s, e fa un’ottima pizza e un altro, Adam, che gioca nel Lampedusa». Perché l'emergenza, per alcuni aspetti è più mediatica che reale. «La gente si figura una presenza invasiva di migranti, e un baraccamento che deturpa il paesaggio. Non è così. L’ex caserma usata per il centro è seminascosta nel fertile vallone delle Imbriacole, a est del paese» scrive Ivana Rossi. E allora è proprio un delitto lasciare sola Lampedusa, condannarla a periferia d'Europa, invece che eleggerla porta d'Europa e del Mediterraneo.