Il 2015 è l’anno in cui le biciclette utilizzate per il bike sharing hanno superato quota un milione. Il 2016 è stata la volta delle città che dispongono del servizio, arrivate a essere più di mille nel mondo. La mancanza di un ente certificatore rende questi traguardi un po’ aleatori. Ma una cosa è certa: da quando è nato più di 10 anni fa, il bike sharing ha avuto una crescita fenomenale se si pensa che nel 2016 il solo operatore JCDecaux, attivo in 13 Paesi, ha registrato più di 72 milioni di corse.

Il bike sharing attivo ad Astana, capitale del Kazakistan.

LA PROVOCAZIONE DEGLI ANARCHICI
Un boom che nessuno avrebbe immaginato né nel 1965, quando gli anarchici del gruppo Provo distribuirono da Amsterdam le loro biciclette verniciate di bianco, a disposizione di tutti i cittadini, né nel 1974 quando a La Rochelle in Francia ci riprovarono con 350 Vélo Jaune (bici gialle) di libero uso. Ma, come accadde a Milano un bel po’ di anni più tardi, le due ruote sparirono a poco a poco nel cantine dell’uno, la casa di campagna dell’altro o sul furgone di un terzo. Oppure furono vandalizzate e usate per trarne pezzi di ricambio.

Il bike sharing di Vilnius, capitale della Lituania.

I PIONIERI
Pionieri del settore, le società di pubblicità stradale ClearChannel e JCDecaux intuirono, dopo gli ottimi risultati dell’iniziativa Bycyclen a Copenaghen (1000 bici e 120 stazioni self service), come le affissioni urbane associate alle stazioni di bike sharing potessero essere il motore economico per offrire un servizio a tutti i cittadini con costi irrisori. Complice l’evoluzione tecnologica, fu sviluppato il progetto delle barre di aggancio-sgancio che, tramite un badge magnetico, sono state la chiave del bike sharing e del suo successo.

L'attuale servizio Bycyklen danese, che a suo tempo ha ispirato il primo bike sharing self service.
IL BIKE SHARING DI OGGI
Quanto al primato assoluto per il debutto dei sistemi di bike sharing, la disputa è aperta: ClearChannel – l’operatore più noto in Italia perché gestisce il sistema a Milano – fa riferimento alla città francese di Rennes e al giugno 1998. Il suo concorrente francese JCDecaux, che vanta tra le metropoli servite Parigi e Bruxelles, cita il caso di Vienna, dove si partì nel maggio 2003.

Il bike sharing della città giapponese di Toyama.
SEIMILA BICI A BARCELLONA
Indiscusso invece il primato europeo per le dimensioni del parco biciclette: vince Barcellona con seimila bici. Nel mondo a farla però da padroni sono i cinesi con la città di Hangzou, dove le due ruote a disposizione sono addirittura 60mila. E gli operatori Mobike e Ofo offrono 100mila bici a testa ripartite tra Shanghai, Pechino, Canton e Shenzen.

Il bike sharing di Hangzou, in Cina.

MILANO, CAPITALE ITALIANA DEL BIKE SHARING
In Italia il primato assoluto è quello del milanese Bikemi con 4.600 bici (anche elettriche e per bambini) distribuite in 280 stazioni. Attivo dal 2008, nel novembre 2016 il servizio ha toccato quota 15milioni di prelievi e nell’intero anno si stima che le bici del bike sharing abbiano percorso nel capoluogo lombardo poco meno di sette milioni di chilometri.

BikeMi, il bike sharing di Milano, leader in Italia.