Per il secondo anno consecutivo, uno dei principali gruppi bancari europei e la maggiore associazione italiana di turismo collaborano per ribadire la strategicità di un settore che è un driver importante per l’economia del nostro Paese e che contribuisce anche alla valorizzazione del made in Italy.
 
Nell’ambito del progetto UniCredit4Tourism, infatti, continua a giocare un ruolo centrale l’attività del Centro Studi Touring che, dopo aver supportato UniCredit in un roadshow sui territori per sensibilizzare gli operatori pubblici e privati, ha curato i contenuti del Rapporto sul turismo 2016. Si tratta di un booklet di oltre cento pagine nel quale si fa il punto sul turismo nel mondo e in Italia con un focus sulle tendenze nel nostro Paese – dal turismo culturale a quello balneare, dall’agriturismo al turismo crocieristico – e sulle diverse performance delle regioni, cui sono dedicate delle schede ad hoc.

IL TURISMO NEL MONDO

Cominciamo dal mondo. Il bilancio del turismo nel 2015 è ancora una volta positivo: con un + 4,4% sul 2014 si sfiora la quota degli 1,2 miliardi di arrivi internazionali. Un dato importante se si considera che quanto sta accadendo a livello mondiale - escalation degli attentati, clima di paura, controlli più serrati - non costituisce sicuramente un incentivo per il settore. Eppure anche le previsioni per il 2016 non sembrano lasciare spazio a molte incertezze, visto che i flussi continueranno a crescere a un ritmo del 4%: una prova ulteriore che il turismo dà concretezza all’innato e irrinunciabile desiderio delle persone di libertà e conoscenza.
 
Guardando cosa è successo nelle diverse macroaree del Pianeta, l’Europa si riconferma la destinazione turistica più visitata: con 609 milioni di arrivi internazionali attrae, infatti, il 51% dei flussi complessivi. Seguono Asia e Pacifico (277 milioni, circa il 23%) e l’America con 191 milioni di arrivi (16%). Europa, America e Asia-Pacifico registrano i tassi di crescita più elevati (+5% circa). In Medio Oriente, i flussi aumentano (+3,1%) nonostante la crisi in Siria, mentre in Africa rallentano (-3,3%): la complessa situazione sulle sponde del Mediterraneo pesa sulle dinamiche dell’intero continente, visto che il Nord Africa attrae oltre un terzo degli arrivi nella regione.
 
La classifica dei Paesi più visitati al mondo non riserva particolari sorprese rispetto a quella degli ultimi anni: resta, infatti, al primo posto la Francia con 83,8 milioni di arrivi internazionali, seguita dagli USA (74,8), dalla Spagna (65) e della Cina (55,6). L’Italia si conferma quinta (48,6 milioni), prima della Turchia (39,8). L’unica novità è l’ascesa, in decima posizione, del Messico (29,3 milioni) che con un incremento sul 2013 di oltre il 20% ha superato la Thailandia.
 
Consolidata ormai anche la top ten dei principali Paesi generatori di spesa outgoing: si conferma al primo posto la Cina (164,9 miliardi di US$; +27,1% sul 2013), seguita da USA (110,8) e Germania (92,2). Due le novità: il Regno Unito, in quarta posizione (57,6), supera la Russia (50,4 miliardi) e l’Italia (28,8) - dopo anni in cui continuava a retrocedere - è risalita in ottava posizione scavalcando l’Australia.

LA SITUAZIONE DELL'ITALIA
Che il turismo sia un importante driver è un dato di fatto. Il Bel Paese resta infatti tra le destinazioni di viaggio più desiderate a livello internazionale con numeri di tutto rispetto: l’Organizzazione Mondiale del Turismo ci pone per capacità attrattiva in quinta posizione con 48,6 milioni di arrivi internazionali e i dati 2015 del World Travel and Tourism Council dicono che la nostra industria turistica vale 67,2 miliardi di euro (il 4,2% del Pil) che diventano 165,4 miliardi di euro (il 10,2% del Pil), se si considera anche l’indotto. Ciò ha ricadute molto positive anche in termini di posti di lavoro: 2,6 milioni gli occupati totali.
 
La fotografia dei dati ufficiali più aggiornati mostra anche una situazione in lento miglioramento rispetto al passato: gli arrivi totali 2014, circa 107 milioni, sono in crescita rispetto al 2013 (+2,6%) mentre le presenze (378 milioni) si mantengono stabili. La novità più rilevante appare l’inversione di tendenza del turismo domestico: dopo anni negativi, gli arrivi italiani aumentano del 2,5% mentre le presenze tengono (-0,5%), almeno se si considera quanto successo nel 2013 (-4,1% rispetto al 2012). L’incoming si conferma ancora una volta un importante traino del nostro turismo: la spesa turistica degli stranieri nel 2015, per il quarto anno dal 2012, registra un record con quasi 36 miliardi di euro.
 
Nell’anno del Giubileo, il nostro turismo deve affrontare una situazione internazionale molto fluida. Dal punto di vista economico, non è da sottovalutare la crisi dei Paesi "BRIC" che, nonostante un peso ancora limitato sull’incoming, possono fare la differenza in alcune aree del Paese: si pensi ai russi lungo la costa adriatica. Dal punto di vista geopolitico, ci sono minacce - dal terrorismo alle discussioni sugli accordi di Schengen - ma anche opportunità: le tensioni in Nord Africa, Turchia e Medio Oriente potrebbero dare ulteriore impulso all’Italia come meta turistica.

REGIONE PER REGIONE
Le regioni: un turismo a doppia velocità. Se come abbiamo visto il peso economico e occupazionale del settore è tutt’altro che irrilevante, non possiamo, tuttavia, affermare che il turismo rappresenti attualmente un driver di crescita per il territorio nel suo complesso: anche nell’industria dei viaggi e delle vacanze si conferma che Centro-Nord e Sud procedono su binari differenti. Si tratta di un vero e proprio paradosso se si considera che le caratteristiche turistiche più apprezzate del nostro Paese - clima, paesaggio, patrimonio storico, cibo ecc. - sono un’efficace sintesi del Meridione.
 
Le diversità perdurano: se si considerano le presenze, infatti, il Veneto è, con quasi 62 milioni, la regione più turistica, una performance tre volte superiore a quella della Campania (18 milioni), quattro volte quella della Sicilia (15). Se annualmente sul territorio italiano possiamo registrare quasi 378 milioni di presenze totali - il 49% delle quali straniere - nemmeno il 20% ha come destinazione il Sud. Considerando, poi, i flussi provenienti dall’estero, la situazione appare ancora più fosca: solo il 14% delle presenze coinvolge un’area meridionale.
 
Anche la spesa incoming è un indicatore attendibile del diverso livello di sviluppo del turismo nelle regioni: la leadership è del Lazio (6,1 miliardi di euro lasciati dagli stranieri), segue la Lombardia (5,8) e, a distanza, Veneto (4,8) e Toscana (4). La prima regione del Sud - sesta - è la Campania con 1,5 miliardi di euro. Le regioni meridionali attraggono insieme 4,6 miliardi, meno di quanto faccia il Veneto, poco più della Toscana… Da ultimo, la situazione è aggravata dalla stagionalità che è una delle questioni annose del turismo italiano, in particolare su alcuni territori.
 
Se a livello medio nazionale, la metà delle presenze totali si registra nel trimestre giugno-agosto, in molte regioni supera il 60% (Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata e Sardegna) e nel caso della Calabria arriva a quasi il 72%.
Un fattore accomuna infine le diverse regioni: la dipendenza dal mondo di lingua tedesca. Il primo mercato incoming è, infatti, la Germania in 15 casi: per gli altri, costituisce il secondo con la sola eccezione della Valle d’Aosta.

INFORMAZIONI
A questo link si può scaricare il Rapporto sul turismo 2016.