Si aggiornano gli strumenti, ma la sostanza è sempre la stessa. Il calcio nei Balcani è la rappresentazione pratica della guerra, la sua continuazione con altri mezzi. Ieri sera a Belgrado si giocava una partita di qualificazione a Euro 2016. Un drone ha sorvolato il campo da gioco durante il primo tempo del match tra le nazionali di Serbia e Albania sventolando una bandiera della Grande Albania. In breve è successo è finimondo. Giocatori serbi che cercano, con successo di bloccare il drone. Giocatori albanesi che salvano in qualche modo la bandiera. Ultrà serbi che entrano in campo per farsi giustizia, forze dell'ordine serbe che alzano le mani a casaccio, colpendo soprattutto i nazionali albanesi. Gran casino, risse e alla fine tutti a casa. Partita sospesa, giocatore albanesi chiusi nello stadio fino a notte fonda, caroselli a Tirana, caroselli a Belgrado. Scene tanto folli quanto ordinarie sui campi da gioco dei Balcani.
 
LA GRANDE ALBANIA
Ma che cosa c'è alla base di quanto successo ieri sera? La mappa rappresentata sulla bandiera che ha sorvolato lo stadio di Belgrado raffigurava la grande Albania: non uno Stato reale, ma un territorio che include il Kossovo e parti della Macedonia con una consistente minoranza albanese. Dai due lati c'erano ritratti di eroi dell'indipendenza albanese contro l'Impero Ottomano. La mappa rappresenta esattamente il territorio che gli indipendentisti albanesi di inizio Novecento credevano avrebbero avuto come Stato e non hanno mai ottenuto.

Ma la mappa della Grande Albania ricordava ai serbi quelli che quotidianamente non dimenticano. Ovvero la perdita del Kossovo, la provincia della Ex-Jugoslavia che nel 1998/99 dopo la guerra tra albanesi (spalleggiati dalla potenze occidentali) e serbi si è staccata ed è diventata, nel 2008, una nazione autonoma. Nazione che la Serbia (e la Russia) non intendono riconoscere. La cause di tanta tensione però affondano ancora più indietro, al lontano 1389, anno della battaglia di Kosovo Polje (detta anche della Piana dei Merli). In quella battaglia i cavalieri serbi vennero sconfitti dagli Ottomani dando il via alla conquista della Serbia da parte di Costantinopoli. La battaglia di Kosovo Polje è un evento fondante per l'identità serba e puntualmente ritorna in tutti i momenti topici della storia balcanica: dall'attentato a Francesco Ferdinando d'Amburgo a Sarajevo il 24 giugno del 1914, al discorso di Slobodan Milosevic nel 1989, quando divenne leader del nazionalismo serbo con tutto quello che ne conseguì.

 
ZAGABRIA E BELGRADO, 1990
Un brutto momento, non c'è che dire. Brutto momento che riporta alla memoria ad altre scene di tensione vissute sui campi di calcio dei Balcani oltre 25 anni fa. Allora, era il 13 maggio 1990, allo stadio di Zagabria si stavano affrontando Dinamo Zagabria e della Stella Rossa Belgrado, due delle squadre più forti del Campionato jugoslavo. Ma soprattutto le rappresentati (involontarie o meno è difficile dirlo) del nazionalismo croato e serbo. Sugli spalti quel giorno successe di tutto, molti tra i sostenitori di lì a qualche mese si affronteranno nelle guerre che hanno infuocato i Balcani negli anni Novanta. Ma in campo, come anche ieri, i giocatori non furono da meno, con diversi giocatori della Dinamo feriti e l'intere squadra della Stella Rossa costretta ad abbandonare lo stadio a bordo di un elicottero militare. Questa volta non sarà lo stesso, si spera. Il capitano della nazionale albanese, Cana, è uscito dal campo assiene al capitano della nazionale serba. Si aggiornano gli strumenti, ma alle volta la storia cambia.