“La fotografia rende immobile ogni soggetto”, l’ha scritto Roland Barthes e si può dare per assodato. È chi guarda che si muove. Si muove e viene mosso nelle proprie emozioni e nel proprio modo di guardare il mondo. Soprattutto se il mondo è quello rappresentato da “immagini inquietanti/disquieting images”, la cruda mostra fotografica in corso alla Triennale di Milano.

Grandi nomi della fotografia internazionale riuniti in una collettiva curata da Germano Celant e Melissa Harris. Mostri sacri come Nan Goldin e Donna Ferrato, ma anche Diane Arbus e Robert Mapplethorpe, e grandi fotografi di oggi, come James Natchwey che racconta la sua dolorosa esperienza della guerra in Irak, ma anche l’orrore quotidiano del terremoto di Haiti. Senza dimenticare gli italiani Paolo Pellegrin, con le sue immagini dai sanatori iracheni - forse le uniche di tutta la mostra che riescono a fondere durezza ed estrema bellezza estetica - e Letizia Battaglia con le foto di cronaca nera dalla Palermo della guerra di mafia degli anni Ottanta.

Una mostra che nel suo svolgimento tiene fede al nome e raccoglie fotografie assolutamente inquietanti. Immagini forti, fortissime che alle volte spingono a distogliere lo sguardo, altre affascinano per la perfezione estitica con cui sono stati resi dolore e sofferenza. Immagini che comunque ogni volta tengono fede al proprio obiettivo, e oltre a raccontare una storia, colpiscono emotivamente lo spettatore, che spesso viene colpito e travolto da quel che vede. Così a girare tra le sale della Triennale si sente più spesso esclamare “Oh mio Dio”; piuttosto che “oh che bello”. E così si finisce per vedere una mostra di fotografie coprendosi, spesso, gli occhi. Forse un controsenso. Forse il segno che si colpito il bersaglio. Il che, a ben vedere, dovrebbe rendere molto orgogliosi del lavoro fatto i curatori: la mostra inquieta e mette a disagio, costringere a riflettere e a farsi delle domande. Spietata e feroce, schietta e sincera capovolge l’ordine delle cose e mostra quel che non si vorrebbe vedere, eppure esiste. Ed è stato reso immobile dalla fotografia.

Info: immagini inquietanti/disquieting images

ingresso euro 8, soci Touring 6,5 euro.

fino al 9 gennaio 2001, Triennale Milano