Una stagione turistica da record. Non ci sono altre parole per descrivere l’estate declinante sulle spiagge (e non solo quelle) della Sardegna. Più dieci, più venti, più quindici per cento: se chiedi come è andata la stagione gli operatori danno i numeri, e sono tutti positivi. Nell’isola quest’anno prevedono di superare di un buon 15%. le 13 milioni e mezzo di presenze, distribuite soprattutto nei due mesi estivi. Quelli in cui aumenta a dismisura quella che i geografi chiamano «la pressione antropica».
Un innegabile successo che però non fa tutti felici. Perché l’altro risvolto della medaglia è l’eccessivo affollamento di spiagge e paesi, un problema non solo per i turisti che si trovano a far file “milanesi” anche in vacanza, finendo pressati come le proverbiali sardine in spiagge che sognavano immense e solitaria. «Se tu promuovi un’idea di spiaggia selvaggia e poi non hai un centimetro disponibile per stendere l’asciugamano si rischia l’effetto boomerang» ha commentato l’assessore regionale al turismo, Barbara Argiolas. Ma soprattutto un problema per il delicato equilibrio naturale dell’ecosistema marino.
Cala Mariolu, nel Comune di Baunei /foto sardegnaturismo.it
CALA BIRIOLA, TUTTO ESAURITO
Così a Cala Biriola, nel golfo di Orosei sulla costa centro orientale della Sardegna, quest’estate hanno deciso di correre ai ripari. Il sindaco di Baunei ha deciso con una ordinanza di limitare gli accessi, facendo di Cala Biriola, la prima spiaggia in Italia a numero chiuso. Trecento persone al giorno e stop, al controllo ci pensano due guardie predisposte dal Comune.
«Come amministrazione abbiamo ritenuto di privilegiare il discorso della sostenibilità ambientale, ma anche di offrire un servizio a chi arriva» ha raccontato all’Ansa il sindaco Salvatore Corrias. Un successo, poche lamentele e tutti contenti. Al punto che Corrias già pensa al prossimo anno: «Credo che faremo lo stesso a cala Mariolu. Chi viene a Baunei cerca le spiagge belle e selvagge, per questo dico che non possiamo dissipare il patrimonio ambientale, è la nostra ricchezza».
Cala Biriola, nel comune di Baunei /foto sardegnaturismo.it
I PROBLEMI DELLA PELOSA
L’esempio di Baunei è destinato a far scuola. Un po’ ovunque infatti i sindaci dell’isola si sono trovati a fronteggiare una massa di persone – dai comportamenti spesso eccepibili – che potrebbe compromettere il delicato equilibrio naturale delle spiagge e delle calette. Un caso eclatante è quello della spiaggia della Pelosa, a Stintino (Ss). Una ricerca di qualche anno fa dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale aveva individuato in 1347 persone il carico sopportabile per non distruggere la spiaggia, indicando il numero ottimale di presenze tra le 1250 e le 1300. Quest’estate secondo i dati del Comune erano circa cinquemila al giorno. Decisamente troppe. E non solo perché ogni persona si trova con meno di 2 metri quadrati di spazio, ma soprattuto perché ognuno porta via un granellino della preziosa sabbia bianca e l’arenile alla lunga viene compromesso.
Dal prossimo anno si cambia, ha promesso il sindaco. «Con l'asciugamano bagnato si porta via troppa sabbia. Perciò – ha raccontano all’Unione Sarda il sindaco di Stintino, Antonio Diana – sull’arenile andrà poggiata solo la sedia a sdraio. Per il resto, sarà vietato fumare, la spazzatura andrà gettata in buste apposite, e prima di andare via ci si dovrà fare la doccia per ripulirsi dalla sabbia. Oggi ci sono alcuni rubinetti, inadeguati». Ma di numero chiuso ancora non se ne parla. Troppi gli interessi economici che girano intorno al turismo e la paura che porre un limite agli accessi si trasformi in un boomerang.
ALTRE SPIAGGE A NUMERO CHIUSO ?
Eppure altrove l’esempio Baunei potrebbe presto essere seguito. L’ipotesi di regolare l’accesso alle spiagge riguarda anche Castiadas, per la spiaggia dello scoglio di Peppino, e Teulada, per il paradiso di Tuerredda. Una logica di protezione della principale risorsa turistica sarda a suo modo benedetta anche dalla Regione, perché il messaggio di questa stagione è che una risorsa scarsa è finita.
«Finora abbiamo delegato alle imprese, agli alberghi la definizione del nostro turismo, ora tocca alla Regione prendere in mano quelle che sono le vocazioni dell’isola – ha spiegato l’assessore Argiolas all’Ansa–. Da un lato, dobbiamo salvaguardare il balneare, anche attraverso scelte coraggiose, come i numeri chiusi nelle spiagge, dall’altro bisogna elevare la qualità dell’offerta. Più che sui grandi numeri dobbiamo essere capaci di soddisfare i bisogni dei turisti. Oggi in tanti gioiscono per i numeri ma altri quattro anni così non li reggiamo in termini di acqua, rifiuti, seconde case – ha spiegato all’Ansa –. Non si può più ragionare su picchi di 50 giorni, meglio puntare su altri tipi di vacanza con turisti che scegliamo. Occorre governare questo processo». Ed è più facile, e lungimirante, farlo quando le cose vanno bene, come quest’anno.
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Tuerredda, Teulada / foto sardegnaturismo.it