Era il 1979 quando il Volkswagen Bulli, il van icona del flower power veniva messo fuori produzione dopo trent’anni di onorata carriera, diventando da subito un oggetto del desiderio per viaggiatori feticisti e sognatori incalliti.
E come spesso accade per calciatori stagionati e automobili quasi fuori dal mercato europeo, il Brasile è la terra dove le storie possono continuare. Ricordate le incrollabili Innocenti Elba? E la Duna familiare? E Adriano (bomber cometa dell’Inter). Stessa sorte è capitata al teutonico Bulli, che ha svernato tra le palme sudamericane fino al 2013 sotto lo pseudonimo di “Kombi”.
A VOLTE RITORNANO, IN GRANDE STILE 
Questa settimana, durante il salone di Detroit, ecco l’apparizione insperata: un Bulli nuovo di zecca, a trazione elettrica e a guida autonoma. Certo è ancora solo un concept (lo chiamano per ora Iconic Design Buzz per evocare un bus silente), ma se andasse davvero in produzione sarebbe la rappresentazione iconica di una new age a quattro ruote: emissioni zero, trazione integrale e 600 chilometri di autonomia.
Non è un caso che la presentazione dell’ID Buzz Concept sia la prima dimostrazione concreta dei progetti ecologici della casa automobilistica tedesca: “Nel 2020 inizierà la nostra grande offensiva elettrica, con modelli dall’architettura totalmente inedita – ha dichiarato al Cobo Center il presidente di Volkswagen Herbert Diess. Porteremo sul mercato una nuova generazione di veicoli 100% elettrici e connessi sul web. La mobilità elettrica sarà il tratto distintivo della nuova Volkswagen”.
Altro che Dieselgate, sfoderate chitarre e canzonieri, in attesa di una nuova Woodstock, magari alla barriera di Melegnano.

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