Il mondo cambia e la fotografia lo ferma. Sembrerebbe allora quasi un controsenso dedicare un festival di fotografia europea come quello che si apre oggi a Reggio Emilia al “cambiare”, ma invece è forse il senso stesso della fotografia immortalare il cambiamento. Rendere a suo modo eterno quello che muta sotto i nostri occhi, che si sviluppa, che si evolve, che muta. Del resto il cambiamento è ovunque, continuo e perpetuo, eccezione e regola, e fotografarlo è allora il modo migliore per provare a capirlo e interpretarlo.

Quattro i percorsi legati al cambiamento: straniamento, sorpresa, fiducia e visione, nterpretati di volta in volta da fotografi di tutto il mondo. Così se il finlandese Esko Männikkö indaga il contesto emiliano, l'italiano Andrea Galvani si dedica ai Mari del Nor, mentre Sergey Shestakov rovista nel passato di Chernobyl, Tim Parchikov racconta il kitsch dei nuovi ricchi russi e il francese Philippe Chancel torna in luoghi come Fukushima o Kabul, dopo che si sono spenti i riflettori dei media. E questi sono solo alcune delle mostre che andranno in scena in tutta la città, rimanendo aperte fino al 16 giugno. Dalla Biblioteca Panizzi, ai Chiostri do San Domenico, i Chiostri di San Pietro, la Galleria Parmeggiani, Palazzo Casotti, la Sinagoga e lo Spazio Gerra, il festival Fotografia Europea è anche un modo per esplorare una città come Reggio Emilia che non tanti conoscono.

Info: www.fotografiaeuropea.it