The big apple, la grande mela, è in assoluto il più riuscito degli slogan. Chiunque nel mondo sa che si riferisce a New York e non c'è dubbio alcuno sul fatto che sarà sempre così. Gli appassionati di corse di cavalli la chiamavano così già negli anni Venti e quando il giornalista John Fitzgerald lo scrisse anche sul New York Morning Telegraph i giochi erano fatti. La prima vera campagna pubblicitaria per aumentare il turismo a Manhattan e dintorni la fecero negli anni Settanta, ma si ritrovarono con uno slogan pronto. Oggi le cose vanno diversamente e ogni città, Paese, Stato paga fior fiore di esperti per concepire frasi spesso criptiche e, talvolta, involontariamente comiche. Negli Stati Uniti è una vera fissazione quindi si sa che “What happens here, stays here” quando si è a Las Vegas, nota anche come Sin City, ma in pochi si possono immaginare una “Liveble, Lovable Lodi”, in California! Solo che il primo modo di dire, quello della città del peccato, proviene chiaramente dalla strada, mentre il secondo ha sicuramente coinvolto una squadra di cervelli.

 

Ma come ogni moda, dagli Stati Uniti si è diffusa in tutto il mondo. Si va dal criptico “Fiji me” (dall'oscuro significato) agli slogan di Israele: “Size doesn't matter” (le dimensioni non contano) e “You'll love Israel from the first shalom” (amerete Israele dal primo shalom). Per la Colombia “The only risk is wanting to stay” (l'unico rischio è voler rimanere, come a dire: trafficanti, rapimenti e violenze sono un ricordo lontano, meglio scherzarci su), mentre per uno dei Paesi più poveri la sfida va oltre: “Visit Bangladesh before tourists come” (visitate il Bangladesh prima che arrivino i turisti). Qualcuno inceppa anche nell'utilizzo dell'inglese come la Bielorussia il cui slogan dice “Hospitality beyond borders”, ovvero ospitalità oltre i confini. Quindi la vera ospitalità si trova fuori dai confini bielorussi? Per non rischiare gaffe e delegare ad altri la scelta la Corea del sud ha indetto addirittura un concorso aperto su internet che si è appena concluso. A febbraio scopriremo l'idea vincente 2.0. Speriamo per l'ente del turismo coreano che vada tutto bene...

 

E in Italia? Innanzi tutto c'è quello del Paese: “Italia much more”, Italia, molto di più. Poi alcune regioni si sono scatenate con risultati diversi. Qualcuno punta sull'inglese come la Valle d'Aosta con “Love Vda”, il Piemonte e Torino con “Passion and more” e la Puglia con un semplice “Discovering Puglia”. Altri si giocano la carta ecologica come la Toscana e il suo “Per un turismo sostenibile”. In due si contendono il titolo di cuore d'Italia, Lazio (Un viaggio nel cuore dell'Italia) e Umbria (Cuore verde d'Italia). Usa lo spirito del web la regione Marche introducendo l'hashtag “#destinazione Marche”. “L'Abruzzo che ci piace” e “Piacere Molise” sembrano usciti dalla stesso cilindro, mentre punta al gioco di parole la Campania con “In Campania”. Efficace e diretto quello della Basilicata che è una “Bella scoperta”. È la sfida del terzo millennio quella di attirare, anche solo a parole, i turisti e avere lo slogan giusto sembra essere fondamentale.
E voi? Come promuovereste la vostra città, regione o l'Italia tutta intera?