Ci sono cose che ignoriamo e cose che pretendiamo di non vedere. Abituati come siamo a vivere in un Paese a maggioranza cristiana, ci viene difficile pensare che altrove i cristiani possano essere minoranza. E ci vien ancor più difficile pensare, da laici abituati a pensare alle conversioni a fil di spada estorte nei secoli passati e al potere istituzionale invasivo della Chiesa e della sua gerarchia, che siano proprio i cristiani a essere i più perseguitati al mondo.

Era difficile pensarlo anche per Francesca Paci, giornalista e corrispondente della Stampa dal medio Oriente, che alla questione ha dedicato un libro reportage Dove muoiono i cristiani, edito da Mondadori. Era difficile fino a quando non ha conosciuto un francescano che quasi di nascosto celebrava messa al 10 di Downing street. La famiglia Blair era cattolica (anche se Tony si convertirà ufficialmente solo nel 2007), ma nella patria del multiculturalismo era meglio che non se ne parlasse troppo. Possibile? Possibile. Come è possibile che i cristiani siano perseguitati in decine di paesi nel pianeta?

Dalla Nigeria all’Indonesia, dalla Corea del Nord all’Amazzonia brasiliana, Paci nelle sue storie fa sempre parlare i testimoni. Vescovi, missionari, convertiti e semplici credenti raccontano la propria storia di uomini di fede discriminati e vessati. Alle volte sono storie di violenza fisica, altre di separazione culturale e pressioni sociali. Ma il risultato è sempre lo stesso: la vita quotidiana è resa difficile, spesso impossibile. Dopo aver girato mezzo mondo Paci, da laica, si è fatta la sua idea sul perché di questa esplosione di persecuzione a danno dei cristiani e non di altri. “Il Cristianesimo sovverte sin dalle origini l’ordine costituito. Lo fece a suo tempo promuovendo la dignità dell’uomo con anticipo su qualunque dottrine liberale e illuminista”. Così questo Cristianesimo di periferia sembra professare una religione più vicina ai primi ideali cristiani e alla loro carica rivoluzionaria. “In India i cristiani sono gli unici ad accogliere i più emarginati, quelli senza casta. Oppure in Amazzonia dove non ci sono fondamentalisti e guerre di religione, eppure sacerdoti e missionari perdono la vita per difendere gli ultimi e i poveri”

Così, andando a fondo, continuando a leggere i reportage di Paci si capisce che la fede è sempre un pretesto. “La differenza più epidermica su cui costruire un’epica di guerra. Sullo sfondo ci sono sempre diseguaglianze economiche, come in Nigeria, divisioni tribali o sociali come in Orissa, conflitti politico-culturali come in America Latina. Quale che sia il contesto sembra che uccidere in nome di Dio suoni meno banale, più nobile, più rispettabile, più moderno”. La religione allora diventa una scusa, un’ottima scusa, per perseguitare le minoranze e gli oppositori.

___________________

Francesca Paci

Dove muoiono i cristiani

Mondadori, euro 17,50, pagine 196