Non poteva esserci evento migliore, l'11 dicembre, per festeggiare la Giornata internazionale della montagna: il Convegno all'Università Statale, in via Festa del Perdono a Milano, sui cambiamenti climatici in alta quota. Spunto dell'evento è stata la presentazione dei risultati del progetto triennale Share Stelvio cui hanno partecipato staff scientifici di quattro università lombarde: la Statale, il Politecnico, quella dell'Insubria e la Cattolica con i contributi della Regione Lombardia, della Fondazione Lombardia per l'ambiente, del Comitato EverestK2Cnr e del Club alpino italiano (Sezione di Milano), che ha messo a disposizione dei ricercatori i propri rifugi nel Parco dello Stelvio..

Nel corso della mattinata nella sala di rappresentanza di via Festa del Perdono, accolti dal prorettore Daniela Candia, si sono succeduti vari studiosi che hanno illustrato i risultati di tre anni di ricerche. Un dato subito salta all'occhio. Bando alle chiacchiere da bar e alle ipotesi più disparate, risulta ulteriormente documentato che il cambiamento climatico è in atto e le ricerche in alta quota lo dimostrano senza dubbi.

Il progetto Share Stelvio – l'unico italiano di un complesso progetto Share internazionale attivo in Karakorum, Himalaya, Ande cilene ecc. – in tre anni ha monitorato l'ambiente montano della parte lombarda del Parco nazionale dello Stelvio. Sono intervenuti con relazioni Claudio Smiraglia, Michela Rogora, Paolo Bonasoni, Angelo Finco, Renato Casagrandi e Angela Boggero. In sintesi i risultati riportano questi dati: dal 1954 al 2007 i ghiacciai sulle Alpi si sono ridotti del 40 per cento, con una accelerazione tra il 2003 e il 2007. Secondo calcoli matematici il più grande ghiacciaio delle Alpi italiane, il ghiacciaio dei Forni in Valfurva (So), nel 2100 sarà solo il 5 per cento della sua massa attuale. Sono scomparsi 36 laghi alpini sotto i 2500 m di quota; inoltre è stato accertato che il cambiamento climatico determina un incremento del rischio idrogeologico, un aumento delle giornate di siccità, ma un incremento della quantità delle precipitazioni in quanto queste ultime, concentrate in pochi periodi, sono assai violente e abbondanti. E ancora: la deglaciazione impatta sulla fauna e sulla flora determinando una riduzione della biodiversità. Infine, il depauperamento delle masse glaciali in quota determina una diminuzione delle portate dei torrenti e dei fiumi con conseguente minor produzione di energia idroelettrica.