“Il primo passo da fare è convocare le delegazioni delle altri città finaliste per la Capitale della cultura europea 2019”. Inizia così Paolo Verri, direttore del gruppo di lavoro e membro del comitato scientifico di Matera2019, le sue riflessioni a caldo pochi giorni dopo la nomina: “Insieme si può lavorare bene. Già con le nostre regioni confinanti collaboriamo su numerosi progetti perché siamo tutti convinti che questa sia un'occasione straordinaria per tutto il sud”.

 

È passata una settimana da quando il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha comunicato la scelta della commissione incaricata dall'Unione europea per la nomina della Capitale europea della cultura 2019 e tutto è già in itinere. Verri spiega la complessità del progetto: “Matera è una delle città più sicure d'Italia, ce la battiamo sempre con Bolzano. Un pregio certo, ma la prima cosa che ci siamo imposti è di non essere autoreferenziali. Vogliamo proporre valori. La nostra rivoluzione copernicana è focalizzare l'attenzione sulla progettazione di bisogni. Non per niente ci siamo affidati al motto 'less bricks and more brain', meno mattoni e più cervello. Sappiamo di avere un enorme potenziale, per questo gli investimenti andranno in quelle che definiamo infrastrutture umane tra le quali includiamo l'ampliamento del campus universitario e l'apertura della sede materana della scuola di restauro”.

 

Un fiume in piena di idee che coinvolgeranno la popolazione a vari livelli, come è già successo durante tutto il percorso della candidatura. “Abbiamo invitato i ragazzi a disegnare le loro idee su Matera2019 su cinquemila bandiere con il logo che avevamo distribuito. I ragazzi del liceo artistico hanno rifatto Guernica, il capolavoro di Picasso, ma con un senso positivo, di una guerra per la bellezza. Beh, mi sono commosso”.

 

IL PRIVILEGIO DI VEDER REALIZZATI I SOGNI

“Nel 1958 con un gruppo di giovani materani ci chiedemmo se eravamo i figli della miseria senza futuro o figli della storia. Lentamente abbiamo capito e sentito l'energia di questo territorio e ci siamo resi conto dell'unicità della nostra città”. Inizia così una conversazione emozionata ed emozionante con Raffaello de Ruggieri, presidente della Fondazione Zétema, centro per la valorizzazione e gestione delle risorse storico ambientali di Matera che gestisce anche il museo Musma, dedicato alla scultura contemporanea. “Questa è una delle città più longeve del mondo. Bisogna affermare un nuovo futuro per sconfiggere la terra disperata”, prosegue. “Nel 1959 con quel manipolo di giovani fondammo il circolo La scaletta per affermare i nostri valori e coinvolgere la popolazione in questa affermazione. Per usare un termine forte direi che puntammo a un apostolato popolare. Piano piano si iniziarono a recuperare i Sassi con un primo intervento di restauro nel 1981, successivamente con la legge straordinaria del 1986 che li identificava per il loro valore e interesse dello Stato, e poi nel 1993 l'Unesco inserì Matera nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità”. Un viaggio lungo, complesso, talvolta tortuoso che ha avuto sempre la popolazione come protagonista assoluta, ben prima delle istituzioni.

 

E proprio dal basso venne la proposta per la candidatura a Capitale europea della cultura nel 2007. “Siamo diventati preveggenti” sottolinea de Ruggieri, “Siamo riusciti a trasformare la questione culturale in una questione politica perché la cultura è un fattore strategico per lo sviluppo e il tessuto umano a disposizione è molto orgoglioso e non rassegnato. L'abbiamo visto in piazza il 17 ottobre alle ore 17, quando Matera ha vinto”. E sul lavoro da fare da qui al 2019 non ci sono dubbi: “Tutti i nostri eventi devono essere prodotti qui. Come Fondazione Zétema stiamo cercando di conciliare arte e mestieri. Abbiamo inaugurato lo scorso settembre la Casa di Ortega, chiamata così per celebrare il pittore spagnolo Ortega che quando venne a Matera smise di dipingere e imparò dagli artigiani l'arte della cartapesta. Con la Casa l'idea è quella di ridare spazio proprio alle attività artigiane, dalla terracotta alla stoffa”. De Ruggieri ci crede così tanto nella sua Matera che nel 1969 comprò una casa nei Sassi dimostrando fiducia e lungimiranza: “Matera è un lievito di futuro e l'emozione che sento ora è perché vedo un sogno che si è realizzato sotto i miei occhi”.